Continua il ritiro russo dall’entroterra siriano – Analisi Difesa
Continua il ritiro russo dall’entroterra siriano Mentre i militari russi dispiegati sul territorio siriano continuano a defluire verso le basi principali a Latakya e Tartus resta incerto il futuro della presenza militare nella nazione araba. “Non c’è fino a ora una decisione finale. Siamo in contatto con i rappresentanti delle forze che controllano la situazione nel Paese. Tutto sarà deciso attraverso il dialogo”, ha affermato ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo a chi gli chiedeva se era vero che Mosca aveva deciso di trasferire in Libia le forze schierate nelle due basi siriane. (Analisi Difesa)
La notizia riportata su altri giornali
Sulla pista di Hmeimim, regione di Latakia, sono presenti un paio di A 124, grandi cargo capaci di trasportare mezzi e materiali pesanti. Non è ancora «tutti a casa» ma ci siamo quasi. (Corriere della Sera)
JABLEH — I russi padroni della Siria ripiegano nella ridotta degli sconfitti. Il clima è teso. (la Repubblica)
Secondo un video girato il 12 dicembre da un drone di una tv locale in volo a ridosso della base di Hmeimim/Jableh, la Russia disporrebbe ancora di almeno 15 aerei da combattimento presso la base siriana. (RID)
"Il 15 dicembre, il ritiro di parte del personale della rappresentanza russa a Damasco è avvenuto con un volo speciale dell'aeronautica russa partito dalla base aerea di Hmeimim" in Siria, si legge sul profilo Telegram del Dipartimento per le situazioni di crisi del Ministero degli Esteri. (Il Mattino di Padova)
PUBBLICITÀ Il portavoce del dipartimento politico del nuovo governo di transizione siriano ha invitato Mosca a ripensare la sua presenza nel Paese ora che il suo alleato, il presidente Bashar al-Assad, è stato rovesciato. (Euronews Italiano)
Sì, perché le basi della Marina a Tartus e dell’Aviazione a Khmeimim, teoricamente prese in affitto fino al 2066, sono state utilizzate per anni come punto di passaggio obbligato per i mercenari impiegati in Centrafrica e nel Sahel. (L'Eco di Bergamo)