COME LEGGERE IL CAMBIO DI GOVERNO IN SIRIA
Uno degli eventi più sorprendenti degli ultimi mesi è stata la caduta di Damasco. Questa caduta era stata prevista già più di dieci anni fa, quando gli eserciti ribelli finanziati da Qatar, Turchia, Arabia Saudita e Stati Uniti si riunirono ai margini della Siria e minacciarono il governo dell’allora presidente Bashar al-Assad. Questi eserciti, sostenuti da Paesi ricchi e potenti, erano composti da una serie di attori, tra cui: fasce di popolazione arrabbiate a causa dal disagio economico prodotto dall’apertura dell’economia e dalla conseguente devastazione delle piccole imprese manifatturiere, che hanno iniziato a soffrire l’emergere e la potenza della produzione turca; i contadini del nord, frustrati dalla mancanza di una risposta adeguata del governo alla lunga siccità che li ha costretti a spostarsi nelle città settentrionali di Aleppo e Idlib; settori della piccola borghesia laica, scontenti del fallimento della Primavera di Damasco del 2000-01 e delle sue promesse di riforme politiche derivanti dai muntadayāt (forum di discussione) che si erano tenuti in tutto il Paese; i Fratelli musulmani siriani profondamente offesi, nati dalla piccola borghesia devota, repressi nel 1982 ma riemersi dopo essere stati ispirati dal ruolo svolto dai Fratelli musulmani nelle proteste tunisine ed egiziane del 2010-11; forze islamiste addestrate da al-Qaeda in Iraq che ambivano a sventolare la bandiera nera del jihadismo dai parapetti più alti di Damasco. (Potere al Popolo)
Ne parlano anche altre fonti
L’8 dicembre scorso i residenti dell’elegante e tranquillo quartiere di al-Maliki a Damasco non si aspettavano di essere svegliati nel cuore della notte dalle urla dei soldati. Qui, in una villa modernista di quattro piani circondata dalle palme e arroccata su una collinetta, viveva con la moglie Asma e i loro tre figli l’ex dittatore Bashar al-Assad (il Giornale)
Velo bianco come i guanti di lattice, gillet nero e jeans, anche ieri, Judi, avvocata 26enne, ha impugnato la scopa e ha «fatto la sua parte per rendere la Siria migliore», come dice. O, almeno, per rimuovere cartacce, foto bruciacchiate di Bashar al-Assad e bossoli dei proiettili sparati, ogni sera, dalla folla a piazza degli Omayyadi, nel cuore di Damasco, per celebrare la caduta del regime. (Avvenire)
Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023, dissidente iraniana in carcere con condanne che si accumulano invece di consumarsi, ha scritto tempo fa una lettera al mondo invitandoci ad ascoltare il sibilo che arriva quando un muro comincia a creparsi e finalmente l’aria passa. (Corriere della Sera)
Di: Riccardo Cristiano (SettimanaNews)
(di Giuseppe Morabito ) (Difesa Online)
Mentre ogni giorno migliaia di persone festeggiano la cacciata del presidente Bashar Al-Assad nella piazza degli Omayyadi, nel centro di Damasco, molti alawiti siriani affermano che le preoccupazioni per il futuro del loro Paese li fanno rimanere cauti. (Euronews Italiano)