Iran,mandato arresto Netanyahu è morte politica di Israele
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Il capo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, il generale Hossein Salami, ha definito il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Gallant come la "fine e la morte politica" di Israele. "Questo significa la fine e la morte politica del regime sionista, un regime che oggi vive in un assoluto isolamento politico nel mondo e i suoi funzionari non possono più viaggiare in altri Paesi", ha detto Salami in un discorso trasmesso dalla TV di Stato. (Il Piccolo)
Su altre fonti
Prendiamoci del tempo per approfondire (post necessariamente non breve). Prima di condividere come la penso in merito alla decisione della Camera preliminare della Corte Penale Internazionale di confermare la richiesta di arresto per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, mi pare utile ricordare alcuni elementi che nel dibattito, ormai un muro contro muro indegno della gravità dei fatti, vengono sistematicamente dimenticati, mischiati o mistificati. (L'HuffPost)
"Posso ritenere che la sentenza sia sbagliata e per me lo è, perché mette sullo stesso piano il premier israeliano e il ministro della Difesa con il capo degli attentatori di Hamas. Sono due cose completamente diverse. (Liberoquotidiano.it)
Il cardinale: "Abbiamo preso nota di quanto avvenuto ma quello che a noi interessa è che si ponga fine alla guerra" (Adnkronos)
L’accusa, legata a crimini di guerra e contro l’umanità durante il conflitto di Gaz, ha polarizzato l’opinione pubblica internazionale, generando condanne, sostegni e prese di posizione diplomatiche. (Il Sole 24 ORE)
Può darsi che adesso, in giro per il mondo, la polizia aspetti all'aeroporto anche i ragazzi che hanno combattuto per difendere un Paese dallo sterminio di Hamas, che dopo il servizio militare vogliono andare a studiare o in vacanza o in uno stage, pieni di amore per la democrazia e per la vita. (il Giornale)
Uno è per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, uno per il suo ex ministro della difesa Yoav Gallant e il terzo è per Mohammed Deif, leader dell'ala militare di Hamas, che Israele sostiene di aver ucciso in un raid a luglio. (ilmessaggero.it)