Teheran cerca sponde in Europa: “L’arresto di Sala non è una ritorsione, caso da risolvere presto”

Con il rischio di trovarsi al centro di una tempesta perfetta, tra la crisi del petrolio e le pressioni israeliane per un attacco contro i siti nucleari, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian prova a disinnescare almeno una delle mine piazzate sulla strada del suo governo: l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala, che ha aperto un caso diplomatico con l’Italia. La portavoce dell’esecu… (la Repubblica)

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Oggi tutti i giornali hanno giustamente dedicato ampio spazio alla visita-lampo di Giorgia Meloni a Donald Trump. E sulla giornalista detenuta in Iran emerge plasticamente chi cerca di fare qualcosa di concreto (il governo) e chi si spende in chiacchiere per il solo gusto di stare al centro di attenzione, cioè Matteo Renzi. (Nicola Porro)

L’Iran ha mantenuto un certo riserbo finora sull’arresto di Cecilia Sala, come spesso avviene per i cittadini stranieri fermati nel Paese, ma ieri il portavoce del ministero degli Esteri, Esmail Baghaei, ha voluto precisare due cose. (la Repubblica)

Questa volta è la portavoce del governo — nominata dal presidente «riformista» Masoud Pezeshkian e prima donna a ricoprire il ruolo — a ribadire la «nuova» versione iraniana sul caso di Cecilia Sala rinchiusa dal 19 dicembre in una cella a Evin, a Teheran (Corriere della Sera)

Per gli ayatollah il "vizio" degli ostaggi dura da 45 anni

“Penso che la signora Sala era sicuramente al corrente dei rischi ad andare a operare in un paese come l’Iran. (Il Fatto Quotidiano)

I numeri sulla pena di morte in Iran Sono giorni di grande apprensione per le sorti di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran. Il regime ha negato ufficialmente ogni collegamento tra il suo arresto e quello avvenuto a Malpensa di Mohammad Abedini su richiesta degli Stati Uniti d’America. (Virgilio Notizie)

Per l'Iran quello degli ostaggi è un vizietto lungo 45 anni. Inizia tutto il 4 novembre 1979 quando un commando khomeinista occupa l'Ambasciata Usa di Teheran e pretende l'estradizione dello Scià - al tempo ricoverato in un clinica americana - in cambio della liberazione di una cinquantina di diplomatici statunitensi. (il Giornale)