Sciopero Cgil Scuola: un flop che deve far riflettere!
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“Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto”, sono le parole di don Lorenzo Milani in L’obbedienza non è più una virtù scritto nel 1965. Oggi, 59 anni dopo, non c’è rimasto più nulla: il popolo né va più a votare e tanto meno crede nello strumento dello sciopero. Giovedì il più grande sindacato italiano, la più antica organizzazione del lavoro esistente nel nostro Paese ha proclamato lo sciopero nel mondo della scuola. (Il Fatto Quotidiano)
La notizia riportata su altre testate
La segretaria generale Flc Cgil Teramo, Alessandra Palombaro, ha evidenziato le ragioni della protesta: dall’adeguamento salariale («in Italia gli stipendi sono i più bassi d’Europa e, rispetto ai lavoratori della funzione pubblica, a parità di titolo di studio, il divario è di circa 6.500 euro»), all’autonomia differenziata che crea disparità fra le regioni, alla diffusa condizione di precariato. (Il Centro)
Di Ivana Marrone “Siamo qui per dire no al taglio dei salari che vuole il governo, per chiedere politiche diverse per il welfare pubblico perché siamo convinti che senza investimenti su scuola, sanità e sul futuro delle nuove generazioni non c’è futuro per il nostro Paese”. (FLC CGIL)
“Per il nostro ateneo si tratta di un taglio veramente pesante: benché sia formalmente quantificato in circa 7 milioni di euro, di fatto corrisponde a più del doppio per la revisione dell’impostazione di alcune voci contabili. (LA NAZIONE)
I prof: «Siamo i nuovi poveri del settore pubblico» (Corriere Delle Alpi)
Secondo quanto si apprende da fonti accreditate, la rilevazione fatta alle 18 di giovedì - e riguardante quasi il 57% delle scuole italiane - indicava infatti una percentuale di adesione media del 5,20%, con punte superiori al 6,5% tra il personale Ata, leggermente inferiori al 5% tra il personale docente, sotto l'un per cento tra i dirigenti e del 2% tra il personale educativo. (Il Sole 24 ORE)
«Lunedì spiegherò ai miei studenti perché ho scioperato e perché non era una giornata di festa ma di lotta» dice Rosanna, collaboratrice scolastica, mentre è in presidio sotto al ministero dell’Istruzione (e merito) di viale Trastevere, a Roma. (il manifesto)