L’Italia deferita alla Corte Ue sugli stipendi degli insegnanti precari. Bruxelles apre procedura d’infrazione sulle assicurazioni

L’abuso dei contratti precari per gli insegnanti costa un deferimento alla Corte di Giustizia europea per l’Italia. Ad aprire il procedimento sul nostro Paese è stata la Commissione Ue, che contesta a Roma di non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie. L’Italia, afferma, “non ha adottato le norme necessarie per vietare la discriminazione in merito alle condizioni di lavoro e l’uso abusivo di successivi contratti a tempo determinato”. (Il Fatto Quotidiano)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Lo sottolinea la Commissione Europea che oggi, 3 ottobre, ha deferito l’Italia alla Corte UE perché non ha vietato la discriminazione in relazione alle condizioni di lavoro e l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato. (Informazione Fiscale)

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico. (Virgilio)

Bisogna agire molto rapidamente e la procedura di infrazione non fa altro che certificare una condizione che come FLC CGIL abbiamo sollevato in questi anni”. Roma, 3 ottobre – “Nel prossimo anno scolastico nel nostro Paese ci saranno 250 mila precari tra personale docente e ATA. (FLC CGIL)

Secondo la Commissione Europea, sono stati fatti in Italia troppi contratti a tempo determinato nelle scuola, per personale ATA e docenti. La Commissione UE ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per l’abuso nell’uso di contratti a termine nelle scuole pubbliche. (Ti Consiglio)

La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia Ue per gli stipendi troppo bassi degli insegnanti precari. (Virgilio Notizie)

La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia Ue perché non ha voluto fermare l’uso ripetuto dei contratti a tempo determinato nella scuola né ha posto fine a condizioni di lavoro discriminatorie per i lavoratori e le lavoratrici precarie. (Collettiva.it)