Vakhim, la recensione

Vakhim è, ad oggi, il ritratto più personale, intimo, autentico, disarmato, perfino politico di Francesca Pirani (nel curriculum più recente anche D’Annunzio, l’uomo che inventò se stesso e Beo): è, infatti, la storia in prima persona – la regista di scuola bellocchiana, oltre che sceneggiatrice, è qui anche voce narrante - della sua maternità difficile a cavallo tra Italia e Cambogia. Al centro, la parabola del figlio che nomina il film (cinematografo.it)

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“Mali, Mali, Mali ripeteva Vakhim. (la Repubblica)

La storia è la sua, quella di suo figlio, di suo marito, quella di una famiglia che, con coraggio e fame di verità, affronta temi importanti: dalla separazione di un bimbo dalla sua terra alla difesa dell'identità, dai legami più ancestrali a quelli più affettivi. (Vanity Fair Italia)

L’opera, che si sviluppa in un caleidoscopio di emozioni e grandi sentimenti, oggi sarà presentata alle Notti Veneziane, spazio Giornate degli Autori, nell’ambito dell’81esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. (il Resto del Carlino)