Hotel Rigopiano, la beffa: perse il figlio nella slavina e svenne. Ora le chiedono il ticket
Il caso denunciato da Gianluca Tenda: la donna, Ma Lai Wah Elma, si era sentita male il 19 agosto 2017 “Sta di fatto che mia mamma è ripiombata nel dolore di allora”. Lo ha detto a LaPresse Gianluca Tanda, fratello di Marco Tanda una delle vittime dell’hotel Rigopiano di Farindola, distrutto da una slavina il 18 gennaio 2017 con 29 vittime. Tanda si è visto recapitare, sabato scorso, un avviso di recupero crediti aziendali, dalla Asl Pescara, con tanto di diffida al pagamento del ticket di pronto soccorso per la madre, Ma Lai Wah Elma, che il 19 agosto 2017, nelle ore della tragedia, si era sentita male. (LAPRESSE)
Se ne è parlato anche su altri giornali
A distanza di oltre sette anni dalla tragedia di Rigopiano la Asl di Pescara ha chiesto il pagamento di 40,97 euro per il soccorso alla madre di una delle 29 vittime: la donna si era sentita male all'ospedale di Penne (Pescara) dopo la richiesta di una descrizione delle caratteristiche somatiche del figlio Marco Tanda, che in quelle ore - era il 19 gennaio 2017 - risultava tra i dispersi sotto la valanga che aveva sepolto il resort di Farindola (Il Capoluogo)
L’episodio, verificatosi il giorno successivo al dramma, vede protagonista la signora Elma, madre di Marco Tanda, un giovane pilota morto a soli 25 anni tra le macerie dell’hotel Rigopiano, travolto da una valanga nel gennaio 2017. (leggo.it)
È questa la cifra che, quasi otto anni dopo la tragedia di Rigopiano, è stata richiesta dalla Asl alla madre di Marco Tanda, una delle 29 vittime del resort crollato il 18 gennaio del 2017 alle ore 16,49. (Il Centro)
L’Asl di Pescara ha inviato a Elma Ma Lai Wah una diffida per il mancato pagamento del ticket nell’ospedale “Penne” dove venne soccorsa per un malore dopo che le vennero chiesti i segni particolari del figlio. (la Repubblica)
Elma Ma Lai Wah, madre di Marco Tanda – tra le 29 vittime del resort travolto da una valanga sul Gran Sasso d’Abruzzo, era il 18 gennaio 2017 – il giorno dopo la strage in ospedale a Penne (Pescara) si era sentita male, quando aveva intuito che quell’attesa angosciante di notizie nascondeva una tragedia. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
La donna si era sentita male mentre attendeva notizie in ospedale dove erano stati convocati i parenti dei dispersi ma fu classificata come codice bianco. (Fanpage.it)