Friedman: “Per Trump il modello è Orban, quindi io ho votato Harris, anche se non la amo”
Oggi è il giorno in cui noi americani decideremo se vogliamo continuare il nostro esperimento con la democrazia che dura da 248 anni o se invece desideriamo diventare una democrazia illiberale, con un autocrate alla Casa Bianca che si inchina davanti a Vladimir Putin e che afferma che il più grande statista europeo è Viktor Orbán. Oggi una manciata di americani in sette stati che costituiscono l… (La Stampa)
Su altri giornali
Il groviglio di contraddizioni è troppo intricato. Di Katia Regina Non mi fido degli americani. (Virgilio)
“Viviamo una fase di egemonia contrastata” afferma l’analista geopolitico Dario Fabbri nel suo ultimo studio. Il prossimo 4 novembre le due anime della potenza egemone Usa si confrontano nelle elezioni per il Presidente: quella progressista delle due Coast, East e West, e quella della pancia del Midwest, con l’aggiunta dei nostalgici dei “bei, vecchi valori americani” degli stati del Sud. (Gente e Territorio)
Con la vittoria di Trump negli Stati Uniti, al suo secondo mandato come presidente, la realtà è stata soppiantata dal mondo della post-politica, delle post-verità: quello dove il peggior scenario possibile si è realizzato, e le conseguenze saranno irreparabili. (The Vision)
Un uomo che è stato processato per aver cercato di sovvertire i risultati delle scorse elezioni, che rilancia teorie complottiste e folli illazioni su immigrati e minoranze, ma soprattutto un uomo esplicitamente maschilista, pluri-accusato di molestie sessuali, un predatore dichiarato che ha fatto sì che il diritto all’aborto venisse abrogato. (la Repubblica)
Negli annali della politica americana, alcune elezioni sono ricordate per le loro non comuni poste in gioco e la loro polarizzazione al vetriolo. La corsa alla Casa Bianca del 2024, però, segnata da aspri scontri tra Donald Trump e Joe Biden prima e tra Trump e Kamala Harris poi, ha definito un nuovo standard di livore e volgarità che l’hanno resa un’esperienza da incubo per molte persone. (La Stampa)
Queste due parole sono in qualche modo un riassunto conciso ma accurato di ciò che penso e sento riguardo a queste elezioni—e di ciò che è in gioco in queste elezioni. La frase è il titolo di un libro che ho letto quando ero ventenne, “O America”, di Luigi Barzini (il libro che, by the way, dà il nome a questa rubrica su Atlantico Quotidiano). (Nicola Porro)