Ecco i piani di Trump sui migranti illegali
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Ecco i piani di Trump sui migranti illegali Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti, ha annunciato l’intenzione di procedere con una stretta significativa sull’immigrazione, dicendo di voler dichiarare un’emergenza nazionale e di utilizzare l’esercito per deportare milioni di migranti irregolari. Ma il piano di Trump si concentra in particolare sull’abolizione del programma Temporary Protected Status (Tps), che offre protezione temporanea a circa un milione di immigrati provenienti da Paesi in guerra o colpiti da disastri naturali. (Start Magazine)
Su altre fonti
E ieri le tre nuove nomine confermano questa visione: Tom Homan, ex poliziotto di frontiera, che guiderà le politiche sull’immigrazione con il titolo di «border czar», Stephen Miller, principale consulente di Trump in tema di immigrazione, che sarà il vice capo di gabinetto, e Elise Stefanik, deputata alla Camera eletta nello stato di New York, che invece ricoprirà il ruolo di ambasciatrice alle Nazioni Unite. (ilmessaggero.it)
Non più tardi del mese scorso, Tom Homan – l'uomo che Donald Trump ha scelto come nuovo responsabile della frontiera degli Stati Uniti – ha difeso la politica di separazione delle famiglie al confine meridionale americano, messa in atto dal presidente eletto degli Stati Uniti nel suo primo mandato. (WIRED Italia)
“Forced Deportation Program”: un nome che suona come un proclama da tempi bui, un’operazione che promette di deportare milioni di persone migranti irregolari, con costi stimati fino a 960 miliardi di dollari. (LA NOTIZIA)
Tra queste, si profila l’impiego di risorse del Pentagono, dunque in teoria destinate alla difesa, per realizzare il progetto di deportare tutti gli immigrati che vivono e lavorano degli Stati Uniti senza autorizzazione. (Avvenire)
Donald Trump conferma che dopo l'insediamento del 20 gennaio sarà pronto a "dichiarare un'emergenza nazionale per usare i militari contro l'invasione di Biden attraverso un programma di deportazioni di massa". (Today.it)
Miguel non è americano, ma ha le idee chiare su come funzionano gli Stati Uniti. Forse perché, come immigrato senza documenti, ha studiato a lungo, sempre dal basso, gli ingranaggi del sistema Usa, misurando con cura dove poteva infilarsi senza rimanerne schiacciato. (Avvenire)