Vittorio Emanuele Parsi: «Guerra infinita, ora Netanyahu agisce come Putin»
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«Un discorso di menzogne e violenza. Un discorso di supremazia che esprime l’obiettivo di occupare l’intera area dal Giordano fino al mare». Il politologo Vittorio Emanuele Parsi interpreta quanto sta accadendo in Medio Oriente, dove ieri l’Iran ha lanciato missili balistici su Israele, come conseguenza della strategia di guerra del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ma anche della passività della comunità internazionale. (La Nuova Venezia)
La notizia riportata su altri media
evidentemente non tutto il mondo condivide le irresponsabili posizioni dell’Occidente, anzi dell’Uccidente liberale atlantista, a proposito dell’imperialismo efferato, cruento e criminale di Netanyahu, il quale Netanyahu, stizzito evidentemente per l’abbandono dell’aula da parte di così tante delegazioni, non ha trovato di meglio da fare che bollare come palude antisemita l’ONU stessa. (Radio Radio)
«Sono al corrente delle notizie e vorrei che si fermassero», ha risposto Joe Biden ai giornalisti che ieri lo incalzavano sull’imminente invasione israeliana del Libano del sud. E se nell’anno passato si è impegnato, ma solo a parole, a fermare o a contenere l’escalation israeliana contro i palestinesi a Gaza, ora non muoverà un dito per impedire la nuova guerra. (il manifesto)
«Ogni giorno, il regime (iraniano) sprofonda sempre più la nostra regione nell’oscurità e nella guerra. Ogni giorno, i suoi burattini vengono eliminati. (Gazzetta del Sud)
Non è meno stupefacente dell'impossibile eliminazione di Nasrallah l'ammirato sguardo del mondo verso il personaggio che tutto il conformismo internazionale ha amato odiare, e ha usato come schermo per attaccare Israele, la guerra, gli ebrei: Netanyahu. (il Giornale)
Non era mai accaduto e non è tollerabile. Ci riferiamo all’atteggiamento del governo Netanyahu nei confronti delle Nazioni Unite. (articolo21)
Un anno dopo l’incredibile azione partita da Gaza, che portò alla morte di 1200 e al rapimento di circa 250 civili israeliani, un anno dopo la più incredibile e clamorosa sconfitta strategica e d’immagine mai subita da Israele in casa propria, e per mano delle truppe non proprio addestratissime ed equipaggiatissime di Hamas, Netanyahu ha voluto presentarsi all’appuntamento dell’anniversario con uno scalpo pesante, capace di oscurare il ricordo di quella clamorosa defaillance, di far passare in terzo piano le proteste di familiari e amici dei rapiti, di derubricare perfino ad argomento della propaganda avversaria il ricordo – già timido di suo, nella società israeliana – delle decine di migliaia di civili uccisi a Gaza dall’esercito d’Israele, con ogni probabilità responsabile – assieme ai suoi vertici politici – di crimini di guerra che come tali non passeranno mai in giudicato, a proposito di memoria. (GLI STATI GENERALI)