Groenlandesi in piazza contro Trump: "Non siamo in vendita"

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ESTERI

Centinaia di groenlandesi hanno riempito le strade di Nuuk, la capitale, sabato scorso, per manifestare contro le dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump, il quale aveva espresso l’intenzione di acquisire il controllo dell’isola. Le immagini diffuse dai media internazionali mostrano una folla compatta, che sventolava bandiere groenlandesi e alzava cartelli con slogan come "Rispettate la sovranità della Groenlandia", "Non siamo in vendita" e "Fate andare via l'America", quest’ultimo un chiaro riferimento ironico al celebre motto trumpiano "Make America Great Again".

La protesta, organizzata in risposta alle recenti dichiarazioni del presidente Usa, ha visto partecipanti di ogni età, uniti nel rivendicare il diritto all’autonomia e alla sovranità di un territorio che, pur essendo parte del Regno di Danimarca, gode di ampia autonomia politica. La Groenlandia, la più grande isola del mondo, è un luogo unico, dove la natura domina incontrastata e dove la popolazione, pur piccola numericamente, custodisce un forte senso di identità e appartenenza.

Non è la prima volta che Trump suscita reazioni simili. Già in passato, il suo interesse per l’isola aveva generato polemiche, ma questa volta le sue parole hanno toccato un nervo scoperto, spingendo i groenlandesi a scendere in piazza in modo così massiccio. La protesta non si è limitata a Nuuk: altre città dell’isola hanno visto raduni analoghi, segno che il malcontento è diffuso e trasversale.

La Groenlandia, con i suoi ghiacci perenni e le sue risorse naturali, è da tempo al centro di interessi geopolitici. Tuttavia, per i suoi abitanti, l’isola non è solo un territorio da sfruttare, ma una casa da proteggere. Come ha raccontato un viaggiatore presente durante la manifestazione, molti groenlandesi vedono nella loro terra un luogo in cui l’uomo non domina, ma si adatta alla natura, rispettandone i ritmi e i limiti. Un concetto che sembra lontano anni luce dalla visione trumpiana del mondo.

La tensione politica non è nuova per l’isola, che già lo scorso marzo aveva vissuto un momento cruciale con le elezioni legislative. In quell’occasione, circa 30.000 elettori si erano recati alle urne, decretando un ribaltamento dei rapporti di forza interni e mandando un messaggio chiaro: la Groenlandia non intende rinunciare alla sua autonomia, né tanto meno diventare oggetto di trattative internazionali.