Beretta collabora con la giustizia, la Nord non gradisce
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Andrea Beretta, ex capo ultrà della Curva Nord dell'Inter, ha deciso di collaborare con la giustizia, una scelta che ha suscitato reazioni forti e immediate all'interno del mondo del tifo organizzato. Beretta, indagato per l'omicidio di Antonio Bellocco e destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito della maxi-inchiesta sulle curve di Inter e Milan, ha scelto di cambiare avvocato e di aderire al programma di protezione, trasferendosi dal carcere di San Vittore a un altro istituto penitenziario.
La notizia del pentimento di Beretta ha scatenato una reazione veemente da parte della Curva Nord, oggi ridenominata Secondo Anello Verde 1969, che ha esposto uno striscione fuori dallo stadio San Siro con la scritta: "La tua infamità non appartiene alla nostra mentalità". Questo gesto, accompagnato da un post sui profili social della tifoseria organizzata, sottolinea il disprezzo e la condanna nei confronti dell'ex leader, accusato di tradimento per aver scelto di collaborare con le autorità.
Il caso di Beretta si inserisce in un contesto più ampio di indagini e arresti che hanno coinvolto i vertici delle curve di Inter e Milan, portando alla luce una rete di connessioni tra il tifo organizzato e la criminalità organizzata. L'omicidio di Bellocco, rampollo di 'ndrangheta che a sua volta progettava di uccidere Beretta, rappresenta solo uno degli episodi di violenza e criminalità che hanno segnato la storia recente delle curve milanesi.
La decisione di Beretta di collaborare con la giustizia, pur essendo una scelta personale e dettata da motivi di sicurezza, ha avuto un impatto significativo sul mondo del tifo organizzato, evidenziando le tensioni e le divisioni interne.