Vertice in procura a Milano, escluso il dolo

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INTERNO

MILANO — Un vertice in Procura tra magistrati e investigatori ha ribadito che l’indagine sulla morte di Ramy Elgaml, 19enne di origine egiziana deceduto la notte del 24 novembre al termine di un inseguimento con i carabinieri del Nucleo radiomobile, resta per omicidio stradale. Non c’è e non è all’orizzonte, sia per il 22enne Fares Bouzidi che era alla guida del TMax in fuga, sia per il 37enne vicebrigadiere coinvolto, alcuna ipotesi di dolo.

Un testimone, che ha descritto l’inseguimento come avvenuto a una velocità inaudita, ha parlato di una collisione tra la pattuglia e lo scooter, anche se la sua ricostruzione sembra smentita dalla relazione tecnica della polizia locale, in attesa della consulenza cinematica disposta dalla procura. Il testimone ha inoltre dichiarato che, mentre stava filmando col cellulare, due carabinieri lo hanno intimidito, costringendolo a cancellare il video.

A Torino, intanto, si sono verificati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Circa un migliaio di persone, in piazza per Ramy, hanno lanciato petardi, uova e pietre contro il commissariato Dora Vanchiglia, in piazza Cesare Augusto alle Porte Palatine. I manifestanti, con una bomboletta di vernice rossa, hanno scritto "assassini" sui muri e intonato cori come "Ramy è vivo e lotta insieme a noi".

La testimonianza oculare dello schianto, l’intimazione di due carabinieri sul video appena ripreso e il tortuoso percorso del cellulare sono stati messi a verbale dal 28enne Omar E., che ha raccontato quanto vissuto la notte del 24 novembre scorso. Il 3 dicembre, in procura con il pm Marco Cirigliano, e tre giorni dopo davanti ai carabinieri in via Moscova, Omar ha fornito la sua versione dei fatti.