Per fare la pace bisogna trattare con chi fa la guerra

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Avvenire ESTERI

Nelle ultime settimane le iniziative del presidente statunitense Trump sono entrate con irruenza nell’agenda della guerra in Ucraina. Non si può negare lo sconcerto provocato dall’umiliazione pubblica subita dal presidente ucraino Zelensky alla Casa Bianca. L’incontro di Gedda tra ucraini e americani e la recente telefonata tra Trump e Zelensky hanno ricondotto le relazioni tra i due governi su un binario più accettabile, sebbene nel quadro di una sempre più accentuata subordinazione di Kyiv (Avvenire)

Su altri media

Sarà davvero pace in Ucraina? E a quali condizioni? Che cosa racconta, in questo senso, il passato? Intervista al professor Heikki Patomäki dell’Università di Helsinki. Da Corriere del Ticino (sbilanciamoci.info)

Un cessate il fuoco di un mese che favorisca le trattative. In un pugno di giorni l’Occidente a Ryad si sforza di far progredire un difficile negoziato mentre a Parigi rischia di favorire lo stato di guerra. (Il Roma)

Ucraina, Tocci: "Putin non vuole il cessate il fuoco a breve. Ecco due possibili reazioni di Trump" (La Stampa)

Nel suo romanzo «La tregua», Primo Levi la descrive come «una parentesi di illimitata disponibilità, un dono provvidenziale», la sospensione del proprio destino in attesa di ricominciare una vita «normale». (Corriere della Sera)

Quando si deve passare dalle parole ai fatti, le retromarce sono invece all’ordine del giorno. Ecco dunque che la «pace giusta» che si era finora invocata come unica possibile soluzione al conflitto scompare dal comunicato finale. (ilmessaggero.it)

Non sono ancora chiari i termini della bozza di intesa, ma in molti si interrogano se si possa considerare un vero inizio di dialogo tra i due paesi e per chi sia veramente conveniente. L'inviata Carlotta Ricci (RaiNews)