Queer, l’assoluto dell’amore e la paura di scoprirsi nell’altro

Il Messico di Queer è una cascata di petali rosa che come in un musical sospendono nell’istante di un incantesimo il respiro «reale» del mondo. È qui che appare William Lee, Daniel Craig magnifico nella reinvenzione di sé – molto lontana dall’iconografia dell’agente segreto seduttore seriale – in questo incontro fra Burroughs e Luca Guadagnino a cui si affida senza paura. Queer planato sul Lido come una scossa liberatoria in un concorso veneziano incapace per lo più di sussulti aggiunge un frammento – forse uno dei più intensi e personali – all’«autobiografia» del regista fatta di cinema, di amori, di. (il manifesto)

Se ne è parlato anche su altre testate

Lo scandalo ha a che fare con qualcosa che irrompe in un universo di cui si vuol far parte. Queer è il film di Luca Guadagnino, il più ambizioso e forse atteso tra gli italiani in gara alla Mostra, sospeso tra realtà e allucinazioni, il più audace. (Corriere della Sera)

Così François Truffaut ne Il cinema secondo Hitchcock teorizzava il “grande film malato”: “Un capolavoro abortito … che soffre generalmente di una dose eccessiva di sincerità, che, paradossalmente, lo rende chiaro agli aficionados e più oscuro al pubblico abituato a mandar giù delle misture nel cui dosaggio prevale l’astuzia piuttosto che la confessione diretta”. (cinematografo.it)

Si vedono molte scene erotiche omosex, quasi coreografie in cui i corpi s’intrecciano fino a fondersi. Emozioni forti e applausi alla Mostra con Queer, il film diretto da Luca Guadagnino e interpretato da Daniel Craig (ilmessaggero.it)

Queer, la recensione del film di Luca Guadagnino con Daniel Craig in gara alla Mostra di Venezia

Al festival di Venezia c'è "Queer" di Luca Guadagnino con Daniel Craig È il grande giorno per Luca Guadagnino, che presenta il suo attesissimo film Queer, tratto dall'omonimo romanzo di William S. Burroughs (La Stampa)

L'aspetto più riuscito di Queer di Luca Guadagnino è il mondo che riesce a creare nella prima parte. E brulicante di lascivi gentiluomini in completo di cotone e fedora, con l'aria spionesca da parodia di un romanzo di Graham Greene, che vagano in cerca di buona conversazione, mezcal e piaceri omoerotici. (Esquire Italia)

Il regista di "Chiamami col tuo nome" firma una lisergica e appassionata trasposizione cinematografica del romanzo semi-autobiografico scritto da William Burroughs. Tra eroina, ayahuasca, metzcal e tequila, un allucinante viaggio al termine della notte. (Sky Tg24 )