Mike Tyson dopo il match contro lo youtuber Jake Paul: «A giugno sono quasi morto, ho perso sangue e peso. Ora è come se avessi vinto»
Articolo Precedente
Articolo Successivo
La leggenda della boxe è salita un'ultima volta sul ring e ne è uscita con una sconfitta. Ma ai delusi ricorda cosa ha rischiato appena 5 mesi fa Mike Tyson e Jake Paul si sarebbero dovuti affrontare sul ring il 20 luglio scorso. Poi l’ex campione dei pesi massimi, leggenda vivente del pugilato, ebbe un malore in volo due mesi prima dell’incontro mentre viaggiava da Miami a Los Angeles. Si parlò di un attacco di ulcera capace di mettere K. (Open)
La notizia riportata su altri giornali
Il sito, noto per le sue offerte provocatorie, avrebbe fatto recapitare a Tyson una proposta formale: “Capisco che sia una cifra ben lontana da quella appena guadagnata nel match con Paul, ma è un modo per continuare a essere al centro dell’attenzione, senza preoccuparsi di morsi o colpi alle orecchie”, ha scritto il vicepresidente Daryn Parker. (MOW)
Attorno a questa consapevolezza, Paul e altri hanno avuto la capacità di costruire un mercato nuovo e di chiamarlo in una maniera che ci facesse dimenticare che sempre di compravendita di idiozia si trattava: influencer economy, questo ci siamo ridotti a dire per non dirci che l’umana civiltà è avanzata al punto tale che l’idiozia non è più una condizione dalla quale affrancarsi ma una fortuna da desiderare. (Undici)
Quasi morto a giugno (Eurosport IT)
Nonostante le ipotesi iniziali di una sfida contro Logan Paul, fratello di Jake, Tyson ha scelto di appendere i guantoni al chiodo, affidando il suo annuncio a un post su X. A giugno sono quasi morto," ha dichiarato l'ex campione dei pesi massimi (Tiscali)
Anche Elisabetta Canalis. Era l’evento più atteso dell’anno, e lo aspettavano proprio tutti. (Il Fatto Quotidiano)
Jake Paul, lo YouTuber diventato pugile che ha guadagnato circa 40 milioni di dollari per aver preso a pugni – più o meno – Mike Tyson è il “perfetto atleta dell’era Trump”. Lo scrive il Guardian in un’analisi dello scrittore Ade Kahn. (IlNapolista)