Stop auto a benzina e diesel, Italia anticipa piano di sostegno in UE
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In un contesto di crescente preoccupazione per il futuro del settore automotive in Europa, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha anticipato a Bruxelles un ambizioso piano promosso dall'Italia volto a garantire una transizione sostenibile e competitiva verso l'abolizione delle auto a benzina e diesel entro il 2035. Durante il Consiglio Competitività dell'Unione Europea, il 26 settembre 2024, Urso ha delineato le linee guida per una nuova politica industriale, sottolineando la necessità di un intervento coordinato a livello europeo. (QuiFinanza)
Ne parlano anche altri giornali
Luci e ombre della corsa al green. "La linea fra decarbonizzazione e deindustrializzazione è molto sottile. (il Giornale)
MILANO (ITALPRESS) - "Noi siamo assolutamente d'accordo e amo questo grido di allarme del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, quando giustamente segnala che abbiamo davanti a noi scadenze molto ravvicinate" per lo stop alla transizione del settore automotive. (Il Sole 24 ORE)
Secondo Orsini va anticipata la valutazione sullo stato del settore in relazione alle norme europee che prevedono nel 2035 lo stop della nuova produzione di auto a benzina e diesel . Lo ha indicato il presidente di Confindustria Emanuele Orsini in un incontro con la stampa. (Il Sole 24 ORE)
Gli amministratori delegati e i dirigenti di 50 aziende europee hanno chiesto all’UE di non ridiscutere l’obiettivo di vendita di sole auto e furgoni a emissioni zero per il 2035. (missionline)
Le imprese non fanno nuovi investimenti nell’auto se non c’è uno spiraglio, un’apertura sull’obiettivo del 2035 perché gli investimenti hanno un ritorno di 7-10 anni, la tempistica 2035 va riaperta. (HDmotori)
"Bisogna allontanare per esempio, questo stop ai motori endotermici fissato al 2035, dobbiamo guadagnare più tempo per accompagnare la transizione attraverso nuove politiche industriali, un rilancio degli investimenti al fine di evitare che abbia contraccolpi pesanti sulla struttura industriale e produttiva dei servizi e ricadute assolutamente negative sulla salvaguardia dei livelli occupazionali". (ilmessaggero.it)