Tiziana Ronzio, una bara sotto casa: "Difficile vivere nello stesso posto delle persone che denunci, ma la lotta alla mafia non si ferma"
Una bara nera , di un metro e sessanta centimetri, lasciata tra i cassonetti che lambiscono l'abitazione di una donna, Tiziana Ronzio , che trascorre le sue giornate a lottare contro il degrado e la... Leggi tutta la notizia (Virgilio)
La notizia riportata su altri giornali
«Non ho paura, vado avanti». Tiziana Ronzio, presidente dell'associazione “Torpiùbella”, paladina antimafia, non la fa lunga, né si turba troppo per quella bara di compensato verniciata di nero trovata sotto casa sua l’altra notte, a Tor Bella Monaca. (Avvenire)
Lo afferma la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo su X riferendosi alla bara di compensato Vicinanza e gratitudine per il grande lavoro che sta portando avanti a Tor Bella Monaca sul tema della legalità, con la sua associazione". (Secolo d'Italia)
Queste le parole di Tiziana Ronzio, attivista contro il degrado e la criminalità che attanagliano il quartiere romano di Tor Bella Monaca. La donna ha visto la sua casa violata dai ladri, ha subìto il furto di una recinzione, oltre che di due striscioni che aveva esposto contro la mafia. (Open)
"Non ho paura, vado avanti". (Fanpage.it)
Nella mattinata di domenica 25 agosto, nei pressi di alcuni cassonetti dei rifiuti del quartiere Tor Bella Monaca di Roma è stata ritrovata da alcuni residenti della zona una bara nera. Si tratta di un atto intimidatorio nei confronti di Tiziana Ronzio, la paladina antimafia la cui casa si trova a poca distanza dal luogo dove è stato collocato il cofano funebre. (Virgilio Notizie)
La polizia sta indagando sulla bara nera trovata vicino ai cassonetti di fronte alla sede dell'associazione Tor Più Bella fondata da Tiziana Ronzio. "Atti stupidi che non ci fermeranno anzi ci mettono ancora più rabbia e voglia di lottare", ha commentato l'attivista antimafia da tempo impegnata per il riscatto di un quadrante sotto scacco di clan, degrado e narcotraffico. (La Stampa)