Trieste dà l’addio a Pino Roveredo, lo scrittore degli ultimi. Il cordoglio: “Ha fatto emergere la dignità insopprimibile che giace in fondo a ogni esistenza”
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TRIESTE Si è spento nella notte tra venerdì e sabato 21 gennaio lo scrittore Pino Roveredo, dopo lunga malattia. Nato nel 1954, ebbe un’infanzia difficile e ai gravi problemi familiari seguì la piaga dell’alcolismo. Aveva esordito nel 1996 con il testo autobiografico “Capriole in salita” che lo fece conoscere al grande pubblico. Oltre a diversi romanzi e racconti ha scritto molto per il teatro. Pino Roveredo ha sempre posto al centro della sua opera l’uomo, osservato nelle sue debolezze, gli abbandonati, i reietti, i deboli, i vinti, tutti coloro che hanno un disperato bisogno d’amore, non quello romanticamente commercializzato, ma l’amore necessario, collettivo, solidale. (Il Piccolo)
Su altri giornali
«Mi ricordo che da ragazzini, nei miei primi giri in tribunale, un’assistente sociale ipotizzò per me il ruolo futuro di persona irrecuperabile. Sono quarant’anni che, con tutti i muscoli che posso, riesco a smentirla ogni giorno, un giorno». (Il Messaggero Veneto)
Preferiva farsi chiamare autista delle parole. «Sono diventato popolare raccontando il mio lato peggiore», diceva. Infanzia povera e durissima, passò dal carcere ai premi letterari. Allergico ai salotti, raccontò la Trieste di schiena Addio a Roveredo, morto a 69 anni a Trieste lo scrittore che raccontò la vita dei vinti (Il Piccolo)
Dall’esordio narrativo ai “Ragazzi della via Pascoli”, una prosa che ha saputo elevare l’esperienza personale a paradigma di una condizione universale Addio a Roveredo, dalle capriole in salita ha trasformato la vita in letteratura (Il Piccolo)
pietro spirito Dal Rossetti fino alle realtà rionali, il cordoglio per la scomparsa dello scrittore che ha firmato anche molti lavori portati in palcoscenico (Il Piccolo)
L’emarginazione, la malattia mentale, l’alcolismo, l’esistenza reclusa o randagia di personaggi ai confini della società e della vita stessa. Pino Roveredo era nato a Trieste nel 1954 (Corriere della Sera)
Gli incontri, l’impegno, le risate. Lo scrittore rivive nelle parole di Paolo Rumiz, Matteo Oleotto e don Mario Vatta Addio Pino Roveredo, i ricordi degli amici: «Sul molo Audace sognava l’Oriente guardando i monti» (Il Piccolo)