Avevamo ragione noi
Cambia il vento e mr Zuckerberg, uno dei personaggi più controversi (stavo per dire: ignobili) di questa nostra epoca si mette in scia. Zuckerberg, quello che vende i fatti nostri, di noi che glieli consegniamo gratis, a chiunque. Zuckerberg, quello che tramite Meta, coacervo di social globali, ha distorto, censurato, mentito sui fatti salienti del mondo, per anni, senza nessuna vergogna, originando nefandezze incalcolabili: lui l’ha detto, lui l’ha ammesso: abbiamo nascosto notizie sul Covid, sui vaccini, sulla loro pericolosità perché ce l’ha chiesto l’amministrazione americana Biden–Harris; abbiamo anche fatto sparire le malefatte del figlio del Presidente, per lo stesso motivo, e un sacco di altre cose. (Nicola Porro)
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Ma poi ha aggiunto di “non sapere” se avrebbe avuto la forza di governare per altri quattro anni: “Chi diavolo può saperlo? – ha affermato – finora va tutto bene, ma chi può sapere come starò quando avrò 86 anni”. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)
Lo scontro del secolo, quello che avrebbe dovuto avvenire nel 2023 fra Mark Zuckerberg ed Elon Musk dentro il ring di arti marziali miste, alla fine è sfumato. O meglio, è il suo metodo per gestire la disinformazione ad avere vinto. (Corriere della Sera)
Non solo: prima incassa l’approvazione di Elon Musk («this in cool», ha replicato il vulcanico multimiliardario). A meno di due settimane dall’ufficiale proclamazione del nuovo presidente eletto, Donald Trump, anche l’inventore di Facebook si adegua al nuovo corso repubblicano. (Liberoquotidiano.it)
Al di là di tutte le ragioni possibili che potrebbero aver spinto Mark Zuckerberg a rivedere la gestione della moderazione in casa Meta, si possono fare delle ipotesi, in qualche caso molto fondate, su cosa potrebbe accadere ora nell’ecosistema social e, soprattutto, su come conviene recepire l’andazzo da un punto di vista di investimenti sul comparto della pubblicità. (L'HuffPost)
Anche perché - come vedremo fra poco - ha ricadute pratiche che riguardano tutti. C’è un fenomeno umano, molto umano, che in Italia chiamiamo saltare sul carro del vincitore. (Avvenire)
Meta non oscurerà i commenti di chi accusa le persone gay e quelle trans di avere malattie mentali. La fine del programma di fact checking, al momento solo negli Stati Uniti, non è l’unica novità introdotta dal gigante dei social nelle scorse ore. (Open)