Pogacar,ho pensato a tris Giro-Tour-Vuelta ma volevo il Mondiale

"Devo dire che ho pensato di farle tutte tre. Ma c'erano anche le Olimpiadi e poi il mio corpo aveva bisogno di riposo e andare alla Vuelta e cercare di vincere significava saltare le Olimpiadi e fare un training specifico per abituarmi all'altitudine e non è facile perché devi essere nella forma migliore e quest'anno sarebbe stato impossibile". Lo ha detto Tadej Pogacar al Festival dello sport di Trento, sulla possibilità di partecipare alle tre grandi corse d'Europa, Giro, Tour e Vuelta. (Il Mattino di Padova)

Ne parlano anche altre fonti

Tadej Pogačar fa sognare i suoi tanti tifosi. Il fenomeno sloveno, il giorno dopo la sua fantastica vittoria sulle strade de Il Lombardia, è stato intervistato sul palco del Festival dello Sport di Trento dal vicedirettore de La Gazzetta dello Sport Pier Bergonzi, dal giornalista Ciro Scognamiglio e dall’opinionista ed ex CT della nazionale di ciclismo, Davide Cassani. (SpazioCiclismo)

A guidare l’elenco dei pretendenti al successo non può che essere Tadej Pogacar. Lo sloveno, vincitore delle ultime tre edizioni, arriva a Il Lombardia a seguito di una stagione trionfale. (Il Centro)

Tadej Pogačar risponde ai dubbi di chi vede qualcosa di sospetto nel suo dominio nel mondo del ciclismo. (SpazioCiclismo)

Pogacar al Festival di Trento: «Sogno il tris Giro-Tour-Vuelta: ai ragazzi dico "io sono arrivato anche ultimo"»

Anatomia di un campione, di un prodigio e di un'entità ben definita e infinita, quanto il suo talento. Ottantotto vittorie in carriera con tre Tour de France, un Giro d'Italia, due Liegi, un Fiandre, quattro Lombardia e un mondiale. (il Giornale)

Ogni volta che può, lo conferma: "Non mi piace confrontarmi con i ciclisti del passato, anche perchè conosco poco la loro storia, non ero nemmeno nato. (Sky Sport)

Si dovrà rassegnare: da cronaca, la sue imprese stanno diventando leggenda. Ora per Tadej Pogacar la definizione di campione non basta più: i paragoni con i più grandi di sempre sono non solo inevitabili, ma doverosi. (Corriere della Sera)