Elettriche cinesi, quasi pronto l'accordo sui dazi europei | Quattroruote.it

Il Consiglio Europeo degli ultimi due giorni avrebbe dovuto affrontare il tema dei dazi all'importazione di auto elettriche prodotte in Cina, ma alla fine la questione non è entrata tra i punti all'ordine del giorno ed è stata rinviata ai primi giorni di ottobre. Il motivo? A rivelarlo è stato un portavoce del ministero del Commercio cinese, secondo il quale Pechino e Bruxelles hanno concordato di risolvere la disputa, definendo un meccanismo per la vendita delle auto a batteria del Dragone nei Paesi Ue: in sostanza, i cinesi si sono impegnati a commercializzare i propri prodotti a prezzi superiori a dei livelli minimi ancora da definire. (Quattroruote)

Ne parlano anche altri media

Cina e Unione Europea sono sempre più vicine a una guerra commerciale. La partita aperta tra Bruxelles e Pechino, che attualmente ha come nodo centrale le auto elettriche, prosegue con annunci e - persino - ripicche reciproche. (EuropaToday)

A dispetto dell'incontro di pochi giorni del vice-presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, col ministro per il Commercio cinese, Wang Wentao, tira ancora un'aria gelida che porta con sé la minaccia di nuovi dazi e tutto quanto va in direzione opposta alle regole del libero scambio. (il Giornale)

Il governo cinese ha chiesto alle case automobilistiche di mantenere nel paese le tecnologie avanzate per la mobilità elettrica, anche se apriranno degli stabilimenti all’estero. Significa che le fasi di maggior valore nel ciclo produttivo di un veicolo dovranno avvenire in Cina e che il mezzo verrà inviato oltreconfine solo per l’assemblaggio finale. (Energia Oltre)

Ultim'ora news 26 settembre ore 20 (Milano Finanza)

Voto che però non c'è stato. Adesso, pare che sia stato tutto rimandato alla prossima settimana. (HDmotori)

Caro direttore, Mentre Usa e Canada si preparano a bandire le importazioni dalla Cina di componenti tecnologici per auto, ad alto rischio di spionaggio, l'Italia apre a Dongfeng. Il governo farebbe bene a ripensarci. (Start Magazine)