Calenzano, la lettera del camionista Vincenzo Martinelli prima dell'esplosione: «Continue anomalie». I liquidi fuoriusciti e lo scoppio: su cosa si indaga
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Vincenzo Martinelli è stata la prima vittima a essere recuperata dopo l'esplosione del deposito Eni di Calenzano. L'autotrasportatore napoletano aveva espresso preoccupazioni per le «continue anomalie riscontrate sulla base di carico», e lo aveva anche segnalato ai suoi superiori con una lettera. Oggi le sue parole sono riportate da Repubblica. Martinelli aveva chiesto un confronto con i responsabili della sicurezza dopo un episodio in cui il carico di benzina aveva subito numerosi ritardi. (ilmattino.it)
Ne parlano anche altre fonti
"L’impianto è pericoloso non solo per i rischi connessi alla sua natura ma è ancor più pericoloso per il momento storico che stiamo vivendo, momento caratterizzato da numerosi focolai di guerra, anche molto vicini a noi, con conseguenti possibili atti terroristici, e le attività che sono presenti nel nostro Golfo accanto al rigassificatore ne fanno un obiettivo altamente sensibile. (CittaDellaSpezia)
Non è solo il vento di tramontana che soffia su piazza Vittorio Veneto a far stringere nei giubbotti e nei piumini le oltre mille persone che partecipano alla manifestazione di Cgil Cisl Uil per reclamare più sicurezza. (il manifesto)
A pochi metri dal luogo della tragedia del 9 dicembre, nelle stesse ore, erano in corso lavori di manutenzione straordinaria che potrebbero essere legati all’innesco dell’esplosione. (ilmessaggero.it)
“Dobbiamo pretendere che vengano risparmiate le vite delle persone, non la manodopera”. L’intervento alla manifestazione a Calenzano di Cgil, Csl e Uil dopo la strage. Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev (Il Sole 24 ORE)
Uno dei camionisti aveva avvertito dei problemi alla base di scarico. Un testimone chiama in causa gli operai della Sergen. E il pm parla di «condotte scellerate» dietro la strage (Open)
L'inchiesta sull'esplosione nel deposito di idrocarburi dell'Eni di Calenzano passa per le perizie tecniche, affidate a due esperti di esplosivi che hanno lavorato all'indagine per la strage di Capaci, di cui si era occupato lo stesso procuratore di Prato Luca Tescaroli quando era pm a Caltanissetta, ma anche dalle testimonianze di chi c'era e si è salvato. (il Giornale)