Le carceri, la solita lista di buoni propositi e il commissario fantasma (di F. Olivo)
Dopo l'apertura della Porta Santa a Rebibbia, da parte di Papa Francesco, si torna a parlare di carceri. Con il governo che non vuol sentire parlare di indulto o amnistia e l'opposizione che lo sprona, nell'anno del record dei detenuti suicidi, a fare qualcosa. Sullo sfondo dell'ennesima polemica sulla pelle dei reclusi, in questo giorno a metà tra Natale e Capoda… (L'HuffPost)
Su altri media
Le parole di Papa Francesco dopo l'apertura della Porta Santa a Rebibbia e l'idea lanciata ieri dal vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, sulla possibilità di “un indulto parziale” «per affrontare l'emergenza nazionale di un sovraffollamento carcerario di oltre 11mila trattenere sulla capienza prevista». (Il Dubbio)
Fa chiarezza il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Amnistia e indulto: le parole di Papa Francesco nel carcere romano di Rebibbia ha acceso il dibattito pubblico. (Secolo d'Italia)
A ventiquattr'ore dalla visita di Bergoglio nel carcere di Rebibbia è il viceministro della Giustizia a raccogliere dall'interno del governo il grido di dolore lanciato dal Papa aprendo la seconda «porta santa» del Giubileo. (il Giornale)
E non passa giorno senza che l'ultimo arrivato lanci l'ennesimo appello affinché le cose finalmente cambino perché è “intollerabile”, “oltraggioso”, “insostenibile”, “barbaro” eccetera. La lamentazione sulle carceri è ormai diventata una pappa talmente tanto riscaldata che anche chi continua a propinarla la vive come un inevitabile automatismo da cui, per educazione, immagine o “empatia”, non può sfuggire, ma che a nulla serve. (L'HuffPost)
Papa Francesco lo aveva annunciato l'estate scorsa, dando notizia che in apertura del Giubileo 2025 avrebbe varcato la Porta Santa del carcere romano di Rebibbia: «Propongo ai governi scrisse - che nell'Anno Santo si assumano per i detenuti iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in se stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell'osservanza delle leggi». (il Giornale)
“Questa solenne e commossa cerimonia si inserisce nel progetto del Santo Padre che evita quella che lui stesso definisce ‘cultura dello scarto’. Il detenuto deve essere un soggetto da rieducare, come dispone la Costituzione, ma anche da comprendere nel suo dramma interiore e da aiutare per superare i momenti difficili della privazione della libertà”. (gnewsonline.it)