Se la democrazia resiste al disastro Bibi

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La Stampa ESTERI

Sono sempre di più, di settimana in settimana: folle sempre più oceaniche alle manifestazioni, in Israele. Contro Netanyahu, il governo, contro quello che succede, contro quello che è successo, contro un futuro più incerto che mai. Si radunano da sempre più lontano, sono fiumi di persone che scendono in piazza, per le strade, ovunque. Sono israeliani di tutti i colori, ma con una gamma di sentimenti che, purtroppo, non è difficile da elencare: rabbia, disperazione, solitudine. (La Stampa)

Ne parlano anche altri giornali

“La prima condizione per vincere questa guerra è restare uniti”. Altrettanti protestavano davanti alla casa di Caesarea e in decine di migliaia si ritrovavano nell’abituale piazza degli ostaggi … (Il Fatto Quotidiano)

È ormai passato un anno dalle proteste che per settimane hanno mobilitato parte della società israeliana contro la divisiva riforma della giustizia voluta dal primo ministro israeliano Netanyahu e sostenuta da diversi membri dell’esecutivo. (La Stampa)

Benjamin Netanyahu è comparso lunedì sera alla tv israeliana per dire che nei fatti non ci sarà un cessate-il-fuoco a Gaza, che la guerra va avanti, … (Il Fatto Quotidiano)

Uno degli ex ostaggi zittito, risposte piccate alle richieste di aiuto da parte dei familiari delle persone rapite e continui paralleli tra le sue esperienze di vita e quelle di coloro ancora nelle mani di Hamas. (Il Fatto Quotidiano)

È un ideologo, determinato a non dividere la Terra d’Israele in due Stati. Vuole lasciare tutto il territorio della Palestina storica nelle mani d’Israele non solo per motivi di sicurezza ma perché la sua è una visione del mondo nazionalista”. (L'HuffPost)

In quella che viene definita l’unica democrazia del Medio Oriente, un uomo solo al comando tiene in scacco due popoli: quello di Israele e quello palestinese. (Elle)