Le mani di Erdogan sulla Siria, il rischio di una Grande Gaza
Sono molti i processi a cui i successi militari di Israele contro i suoi nemici da un lato, e la vittoria di Donald Trump alle presidenziali di novembre dall’altro, hanno impresso una decisa accelerazione. Non tutti prevedibili e previsti. Uno dei più inattesi, se non altro per la rapidità del suo svolgimento, è senz’altro la caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria. Praticamente senza incontrare resistenza ma solo guidando verso sud il fronte dei ribelli guidato dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) è arrivato a Damasco (Nicola Porro)
Se ne è parlato anche su altri media
Al vertice partecipano gli Stati Uniti, rappresentati dal segretario di Stato Antony Blinken, l’Unione Europea, la Turchia e la maggior parte dei Paesi arabi. Nel frattempo, una delegazione di d… (la Repubblica)
Ankara, 10 dic. (il Dolomiti)
Altrettanto evidente è che la calata dal Nord di jihadisti e milizie filo-turche è stata troppo ben organizzata (basta pensare al tempismo dell’attacco), informata (sulla reale combattività dell’esercito siriano quando non appoggiato dai russi) e armata (divise nuove, armi lucide e così via) per non avere ispiratori e strateghi esterni alla Siria. (L'Eco di Bergamo)
L’ambasciata della Turchia a Damasco in Siria riaprirà domani, sabato, dopo 12 anni, per la prima volta dal 2012. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, in un’intervista alla tv turca Ntv. (LAPRESSE)
DAMASCO (Siria) Uscite rapidamente di scena l’Iran e la Russia, ora alla ribalta della nuova Siria si affaccia la Turchia che, in seguito al successo militare delle forze dei ribelli anti-Assad, ha immediatamente riaperto la propria ambasciata a Damasco, dopo una chiusura durata 12 anni. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Ma dietro la figura ancora misteriosa del leader dei ribelli, Abu Mohammed al-Jolani, emerge quella del vero arbitro e facilitatore in silenzio del rovesciamento del regime di Assad: il leader turco, Recep Tayyp Erdogan. (ilmessaggero.it)