Gli Usa si schierano contro la Corte penale internazionale

La (non) posizione dell'Italia rispetto al mandato di cattura emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) nei confronti di Benjamin Netanyahu può non sorprendere, data la storica ambiguità del nostro paese e l'incapacità istituzionale di assumere una posizione netta e chiara nelle crisi internazionali. Ma il fatto che anche la Germania abbia fatto retromarcia sulla possibilità di arrestare il Primo Ministro Israeliano, dopo un formale iniziale assenso, è la riprova che il tanto decantato Diritto Internazionale, alla fine della favola, si piega sempre alle politiche realiste volte a preservare l'interesse nazionale. (Italia Oggi)

Se ne è parlato anche su altre testate

D’altro canto, Netanyahu sta producendo ormai da troppo tempo un vero e proprio massacro genocidario contro il popolo di Gaza e giustifica questo orrore con i logori argomenti del diritto di Israele di difendersi e della lotta israeliana contro il terrorismo. (Radio Radio)

«La Cpi non ha giurisdizione su Israele, deve essere un tribunale dello Stato a giudicare l’operato del governo, e questo avverrà sicuramente ma a guerra terminata». New York. (La Stampa)

Tutti appoggiarono, anzi lodarono la decisione dei giudici dell’Aia. Vedremo se i Sette arriveranno a una posizione comune. (Corriere della Sera)

Arabia Saudita. Il mandato d’arresti per Netanyahu mette a disagio Mbs

Il 21 novembre 2024, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha convalidato le richieste di arresto presentate dal procuratore generale Karim Khan nei confronti di Benjamin Netanyahu, Yoav Gallant e Mohammad Deif per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel conflitto a Gaza. (Valigia Blu)

Nelle ore in cui prende forma il cessate il fuoco in Libano il realismo si impone sul diritto internazionale: con Netanyahu, finché non si spegnerà l'incendio in Medio Oriente, bisogna parlare e trattare. (ilmessaggero.it)

Di Giuseppe Gagliano – (Notizie Geopolitiche)