Siria, liberate le donne prigioniere a Sednaya: "E ora dove dobbiamo andare?"

Vengono aperte le porte della sezione femminile della prigione di Sednaya, Siria. Le donne incredule chiedono 'Dove dobbiamo andare?', e gli uomini rispondono "Dove volete, madri, andate". La prigione di Sednaya, soprannominata "Mattatoio umano ", è una prigione militare vicino a Damasco utilizzata dal governo di Assad per detenere migliaia di prigionieri, sia civili che ribelli. L'Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr) ha stimato a gennaio 2021 che 30.000 detenuti sono morti a Sednaya a causa di torture, maltrattamenti ed esecuzioni di massa dallo scoppio della guerra civile siriana (la Repubblica)

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VIDEO | Via Assad dalla Siria, si svuotano le carceri: libero anche il 70enne Ragheed, che finì in cella per non bombardare i civili Dopo la fuga del dittatore Assad, si sono aperte le porte del 'mattatoio' e delle altre carceri in Siria, dove erano rinchiusi detenuti: tra loro c'è chi è finito in cella per essersi rifiutato di sparare sui civili o per critiche al regime (Dire)

Il presidente del governo provvisorio siriano, Abdurrahman Mustafa ha dichiarato: “Il nostro popolo in Siria ha riconquistato la libertà. Oggi è un giorno molto felice per noi”. Abdurrahman Mustafa, sottolineando che il popolo siriano non si è arreso e non ha perso la sua determinazione, neanche nei campi e nell'esilio, ha affermato che il popolo non ha mai perso la sua fede contro il regime di Assad sostenuto da Iran, Hezbollah e Russia. (TRT)

Il carcere era noto per le torture che i suoi secondini infliggevano ai prigionieri. «Andate dove volete», rispondono i ribelli alle donne che, incredule, chiedono dove debbano andare. (Corriere TV)

“Processi equi e giustizia: con la caduta di Assad occasione storica per ripristinare i diritti”

Getting your Trinity Audio player ready... ROMA – “È indispensabile che ci sia una forma di giustizia internazionale che ora esamini gli efferati crimini commessi da funzionari del deposto regime siriano, anche applicando la giurisdizione universale, come già accaduto, per chi aveva cercato riparo o si trovava in Europa quando Assad era ancora in carica”: così commenta alla Dire Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, la notizia della caduta del regime della famiglia Assad, al potere dal 1970, dopo che gruppi ribelli hanno preso il controllo della capitale Damasco (Dire)

Nel 2017 Amnesty International l'ha definito un «mattatoio di esseri umani». (ilmessaggero.it)

Amnesty International ha chiesto che i responsabili delle violazioni dei diritti in Siria affrontino la giustizia dopo la caduta di Bashar al-Assad, definendola una "opportunità storica" per porre fine a decenni di abusi. (Il Dubbio)