Putin vola in Mongolia, la Turchia sceglie i Brics e altre notizie interessanti
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MONGOLIA Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin è volato a Ulan Bator per incontrare il presidente della Mongolia Ukhnaagiin Khürelsükh e celebrare l’85° anniversario della vittoria delle truppe sovietiche e mongole sul fiume Khalkhin Gol. I colloqui tra i due leader si concentrano principalmente sulla cooperazione industriale, energetica, agricola e nell'istruzione. È prevista la firma di importanti documenti bilaterali, tra cui un memorandum per la conservazione del lago Bajkal e del fiume Selenga (Limes)
Ne parlano anche altre fonti
Il recente viaggio del presidente russo Vladimir Putin in Mongolia, in occasione del 85º anniversario della battaglia di Khalkhin Gol contro il Giappone imperiale, ha attirato l’attenzione internazionale su questo Paese senza sbocchi sul mare. (Inside Over)
Il primo: la Mongolia riconosce la giurisdizione della Corte penale internazionale. «Essere destinatari di un mandato di arresto emesso dalla Cpi – dice al Dubbio Silvana Arbia, già Prosecutor del Tribunale penale internazionale per il Ruanda -, alla quale sono tenuti a cooperare 124 Stati del globo, crea una condizione di estrema difficoltà politica, limita le relazioni internazionali che leader di Stati influenti e potenti devono mantenere e sviluppare, ne mina l’autorità e, in definitiva, colpisce al cuore, di fatto, la legittimazione a rimanere in carica». (Il Dubbio)
Mongolia, la cerimonia di benvenuto per Vladimir Putin a Ulan Bator 03 settembre 2024 (Il Sole 24 ORE)
cerimonia di benvenuto per il presidente russo Vladimir Putin nella capitale della Mongolia Ulan Bator. Accompagnato dal leader mongolo Ukhnaagiin Khürelsükh, i due hanno deposto una corona di fiori presso il monumento al maresciallo sovietico Georgy Zhukov e hanno visitato una scuola curata da un’università russa. (LAPRESSE)
Ecco i motivi dietro al mancato arresto Ma nulla è successo. (Sky Tg24 )
Vladimir Putin non è stato arrestato durante il suo viaggio in Mongolia, Paese membro della Corte penale internazionale e che avrebbe l’obbligo di fermare i ricercati dall’Aja. Ma non sono solo le complicità e le coperture dei “Paesi amici” a mettere a rischio l’inchiesta della procura internazionale. (Avvenire)