Il caso Almasri, arresto e scontro politico

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Il generale libico Nijeem Osama Almasri, capo della polizia giudiziaria, è stato arrestato per crimini di guerra e contro l'umanità, tra cui omicidi, torture e riduzione in schiavitù. La Corte dell'Aja ha emesso l'ordine di arresto dopo tredici anni di indagini. Tuttavia, a Palazzo Chigi, si sostiene che Almasri non sia responsabile dei lager libici, ma gestisca prigioni per criminali comuni.

Il caso ha scatenato un acceso dibattito politico e giudiziario. L'opposizione alla Camera ha criticato l'assenza del governo, mentre si discutevano mozioni sul Medio Oriente. La notizia dell'avviso di garanzia alla premier Meloni, al sottosegretario Mantovano e ai ministri Nordio e Piantedosi ha ulteriormente agitato gli animi. Il leader di Avs, Fratoianni, ha letto l'avviso in aula, provocando mormorii e agitazione tra i parlamentari.

La vicenda di Almasri è iniziata il 6 gennaio, quando ha lasciato Tripoli per Londra, facendo scalo a Roma-Fiumicino. Dopo una settimana nella capitale britannica, il 13 gennaio si è trasferito a Bruxelles in treno, per poi proseguire in Germania in macchina con un amico. La sua liberazione ha sollevato un caso politico e giudiziario, culminato con l'iscrizione nel registro degli indagati dei vertici di governo.

L'arresto di Almasri e il suo successivo trasferimento in Libia hanno alimentato lo scontro politico con la Corte dell'Aja, che lo accusa di essere un torturatore.