Il Crocifisso in aula: non è vietato, e meno male
Tuttavia, mi sembra che il compito educativo possa e debba consistere nel mostrare la valenza non identitaria o, peggio, integralista e talebana del simbolo, ma la sua universalità
In primo luogo, la laicità e l’ autonomia delle istituzioni scolastiche.
Quindi, la consapevolezza che il crocifisso esprime e riassume l’ anima più autenticamente popolare della cultura del nostro Paese.
La sentenza emessa oggi dalla Corte di Cassazione postula e abbraccia tre valori alla base del nostro vivere civile. (Famiglia Cristiana)
Ne parlano anche altri giornali
“L’aula può accogliere la presenza del crocifisso – si legge nella sentenza 24414 – quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”. (Papaboys 3.0)
Una laicità castrante non è nella nostra civiltà, non è nella nostra legge, non è nella nostra libertà. Il gesto di togliere a forza, da sé, il crocifisso voluto dagli alunni non pare esattamente un atto educativo. (Avvenire)
E’ il commento di mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, alla sentenza della Cassazione, pur riservandosi di leggerla nella sua integralità. “È innegabile che quell’uomo sofferente sulla croce non possa che essere simbolo di dialogo”, aggiunge. (MilanoPost)
E’ come nelle relazioni umane: per intessere relazioni sane occorre prima conoscersi per poi conoscere gli altri». Si avrà una società anonima, livellata verso il basso, senza conoscenza e senza storia. (leggo.it)
In ogni caso, ha aggiunto, “le mie ragioni vengono affermate, in quanto finalmente viene detto che imporre il crocefisso in un ufficio pubblico è in contrasto con la Costituzione. Il rammarico per il professor Metastasio è che “questa sentenza arrivi ben 13 anni dopo i fatti” (Tecnica della Scuola)
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