Carta nuovi nati, sconti per i figli fino a 30 anni, aumentato il bonus nido: cosa cambia, con la Manovra, per le famiglie
La manovra «a vantaggio delle famiglie», per dirla con le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, contiene in effetti misure pesate per 1,5-1,7 miliardi secondo il Documento programmatico di bilancio (Dbp). La prima novità è dunque che torna il “bonus bebè”. Si chiama “Carta per i nuovi nati”, vale 1.000 euro per ogni nuovo nato del 2025. Il bonus, una tantum, andrà a chi ha un reddito Isee sotto i 40.000 euro. (ilmessaggero.it)
Se ne è parlato anche su altre testate
È quanto rileva la CNA, esprimendo apprezzamento per l’agevolazione al 50% sulle ristrutturazioni edili, che consentirà di scongiurare il blocco del processo di riqualificazione degli immobili. (Teleborsa)
Ma anche la manovra vera e propria insieme a un decreto fiscale che vale almeno un paio di miliardi di euro, con al suo interno un nuovo anticipo della perequazione delle pensioni e una serie di misure fiscali. (ilgazzettino.it)
Ieri sera, in un affollato auditorium del complesso interparrocchiale San Benedetto, hanno preso il via, con un momento unico, la Scuola Biblica che, con i suoi 626 iscritti, giunge al terzo anno e, quindi, alla chiusura del primo ciclo di incontri, ed al secondo anno della Scuola per i ministeri con i suoi 750 iscritti (sono ancora in corso le iscrizioni per il primo anno). (Corriere di Lamezia)
Arriverà una card da mille euro per aiutare i neogenitori con Isee fino a 40mila euro. A cui si aggiunge un miglioramento dei congedi parentali all'80 percento, passano da due a tre mesi. (il Giornale)
Il governo rivendicherà di aver abbassato le tasse. In un Paese come il nostro ad alto debito, bassa crescita, spesa pubblica elevata, quel che è prioritario è evitare di danneggiare i conti pubblici. (Corriere della Sera)
Tranne la sanità, tutti dovranno contribuire tagliando non solo le spese interne – insomma la carta igienica – ma la spesa che interessa i cittadini. Dalla cultura alla scuola e all’università, per non parlare dei trasporti, si parla di tagli lineari medi del 5%. (il manifesto)