Mafia, a Brescia a rischio «controllo» oltre quattromila imprese
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Soprattutto al Nord, le estorsioni ormai si stanno diffondendo «senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza»: piuttosto, cercando una sorta di «complicità» con le vittime, imponendo, per esempio, l’assunzione di personale o erogando servizi e forniture. A volte, le soluzioni sono persino «condivise», sostiene la Dia. Non a caso, nei giorni scorsi, il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, alla luce di una maxi inchiesta della Dda su un presunto sodalizio di stampo ‘ndranghestista con base tra Flero e Castel Mella (29 gli arresti) aveva sottolineato anche come spesso gli imprenditori «non siano vittime» dei mafiosi. (Corriere della Sera)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Lo rimarca uno studio effettuato dall’ Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha analizzato il volume d’affari annuo delle mafie italiane. Un “giro” di denaro che si aggira attorno ai 40 miliardi di euro, pari praticamente a due punti di Pil. (QuiBrescia.it)
Il giro di affari delle mafie italiane in Trentino si aggira tra i 200 e i 250 milioni, le aziende trentine a rischio di infiltrazione sono più di 700 e le estorsioni in 10 anni, dal 2013 al 2023, sono raddoppiate. (Il T Quotidiano)
Leggi tutta la notizia L'analisi della diffusione territoriale delle aziende in 'odor di mafia' del Veneto mostra che il territorio che ne conta di più è la provincia di Padova, con 2.355 unità. (Virgilio)
Oltre 13 mila attività, con picchi nelle città metropolitane di Palermo e Catania e un’incidenza che sfiora il 9% sul totale nazionale: sono le imprese siciliane in odor di mafia, o comunque a forte rischio infiltrazione da parte della criminalità organizzata, secondo i dati pubblicati dalla Cgia di Mestre, l’associazione degli artigiani. (Gazzetta del Sud)
Rischio mafia per molte imprese venete e polesane. Si calcola infatti che in Polesine ben 370 imprese siano a rischio di finire, o ci sono già finite, in contesti di contiguità con la criminalità organizzata. (La Voce di Rovigo)
Questo il numero che emerge da un’indagine condotta dall’Ufficio studi della Cgia sulla base dei dati in possesso dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni sospette. (il Resto del Carlino)