Mutti contro la Cina, chiesto dazio del 60% sul pomodoro

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QuiFinanza ECONOMIA

Francesco Mutti, amministratore delegato dell’omonima azienda italiana, ha lanciato un appello all’Unione Europea per difendere la “dignità” del pomodoro italiano. Secondo Mutti, infatti, questa sarebbe minacciata dalla concorrenza cinese. Per farlo, è stato proposto di introdurre dazi o blocchi sulle importazioni di concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina per salvaguardare gli agricoltori e garantire la competitività del settore italiano. (QuiFinanza)

Ne parlano anche altri media

«Dovremmo fermare l’importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina o aggiungere una tassa del 60% in modo che il suo costo non sia così diverso da quello dei prodotti italiani». Mutti ha esortato l’Unione europea a «salvaguardare» gli agricoltori italiani dalla concorrenza «sleale» rappresentata dalla pasta di pomodoro economica prodotta nella regione dello Xinjiang e a ripristinare così la «dignità» del frutto rosso simbolo dell’Italia, attraverso divieti o, appunto, tariffe elevate sulle importazioni di prodotti cinesi. (Il Sole 24 ORE)

Milano, 26 ott. Giovanni De Angelis, direttore generale dell’associazione nazionale degli industriali conserve alimentari vegetali (Anicav), denuncia la “preoccupazione reale” di tutto il comparto della trasformazione del pomodoro da industria per l’arrivo sui mercati internazionali dei prodotti cinesi “che diventano nostri concorrenti”. (Agenzia askanews)

Prima delle elezioni politiche previste per il weekend, i listini in Giappone marciano in rosso. Alle ore 7:30 di venerdì 25 ottobre, il Nikkei cede lo 0,9%, mentre la Cina recupera terreno, l’Hang Seng sale dell’1,15% e Shanghai dello 0,08%, dopo una settimana piuttosto volatile. (Milano Finanza)

Usa e Regno Unito hanno messo al bando i prodotti che arrivano dalla provincia dello Xinjiang, dove le ong denunciano violazioni sistematiche dei diritti umani (Open)

L'imprenditore ha esortato Bruxelles a proteggere gli agricoltori dalla concorrenza "sleale" rappresentata dalla pasta a basso costo prodotta nella regione cinese dello Xinjiang e a ripristinare la "dignità" del frutto rosso italiano (AGI - Agenzia Italia)

O, in alternativa, di imporre un dazio del 60% per «pareggiare» i maggiori costi affrontati dalle imprese europee che sono, per esempio, soggette al pagamento delle quote di emissione di gas serra. Le aziende chiedono all’Unione europea di bloccare le importazioni di passata dalla Cina, accusata di concorrenza sleale sui diritti dei lavoratori e sulla protezione dell’ambiente. (Corriere della Sera)