Il voto italiano al bivio tra scelta strumentale e vero segnale

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Avvenire ESTERI

Anche se le votazioni all’Europarlamento di Strasburgo consentono spesso fantasiose vie di fuga con cui i partiti nazionali possono tenere entrambi i piedi in una scarpa, quanto accaduto ieri sulla risoluzione pro-Ucraina presenta tre elementi oggettivi. Il primo, il più lampante, è che tutte le delegazioni italiane hanno votato contro l’estensione dell’utilizzo delle armi fornite a Kiev dai partner europei. (Avvenire)

Ne parlano anche altri media

Via libera del Parlamento europeo all'utilizzo delle armi consegnate all'Ucraina anche in territorio russo. "Si invita gli Stati membri - si legge - a revocare immediatamente (Secolo d'Italia)

La risoluzione entra a gamba tesa in un dibattito che ha visto molti Stati discutere a alta voce sul tema. (Inside Over)

BRUXELLES. Il Parlamento europeo chiede ai governi degli Stati membri di eliminare le restrizioni all’uso delle armi fornite all’Ucraina, in modo da consentire all’esercito di Kiev di colpire gli «obiettivi militari legittimi» in Russia. (La Stampa)

Ma con una risoluzione non vincolante, che è arrivata alla vigilia del primo viaggio a Kiev di Ursula von der Leyen da presidente riconfermata della Commissione europea. (Corriere della Sera)

E la questione si presterebbe a questo registro se non fosse (ci torniamo tra un po’) maledettamente seria. Pare la Casa delle libertà di Corrado Guzzanti, quella della celebre parodia in cui ognuno fa un po’ “come c… gli pare”. (L'HuffPost)

L’indicazione - un tema che divide ancora i governi dei 27 - passa comunque ad ampia maggioranza, alla vigilia del primo viaggio dalla rielezione che porterà, oggi, Ursula von der Leyen a Kiev. Il via libera all’uso delle armi occidentali in territorio russo distanzia la politica italiana dal resto dell’Europa. (ilmessaggero.it)