Dietro la furia stragista la chiamata alle armi dell'Isis per i raid americani in Siria
L'arruolamento nell'Isis la scorsa estate, l'appello dello Stato islamico agli adepti per colpire «i crociati in America», ma pure in Europa, e i pesanti bombardamenti Usa su basi e leader delle bandiere nere in Siria dopo la caduta del regime di Assad. Fattori scatenanti la strage di Capodanno a New Orleans. L'ex militare americano e terrorista suicida, Shamsud-Sin Jabbar, aveva aderito all'Isis la scorsa estate in seguito a un percorso di radicalizzazione iniziato tempo dopo la sua conversione all'Islam. (il Giornale)
Ne parlano anche altri media
Anche l’Italia è tra gli obiettivi del terrorismo islamista. A lanciare l’allarme sui rischi di nuovi attacchi, dopo quelli registrati a Berlino e a New Orleans, è Sebastian Gorka, pronto a tornare alla Casa Bianca come direttore dell’antiterrorismo nell’amministrazione Trump. (Il Fatto Quotidiano)
Tra sconfitta e annientamento c’è una grande differenza. A sottolinearla era stato qualche settimana fa il segretario di Stato americano Antony Blinken, quando di fronte alla caduta del regime siriano di Bashar al-Assad chiedeva uno sforzo collettivo affinché l’Isis “non alzi di nuovo la testa”. (L'HuffPost)
Spaccagli la testa con una pietra o massacralo con un coltello o investilo con la tua auto». Nel 2014 Abu Muhammad al-Adnani, l’allora portavoce dell’Isis, esortò i seguaci del gruppo a diffondere il terrore in Europa con queste parole: «Se non riesci a trovare un proiettile, allora individua l’americano, il francese o uno qualsiasi dei loro alleati. (La Stampa)
New York — «Siamo sul fronte della guerra al terrore». La bandiera dell’Isis che l’attentatore aveva nell’auto conferma infatti l’allarme che il consigliere di Trump aveva già lanciato nei giorni scorsi, ma ora torna di… (la Repubblica)
New York — È raggelante la previsione dell’analista Robert Kaplan: «Jihadisti sunniti e Iran sciita stanno perdendo la loro battaglia in Medio Oriente, perciò dobbiamo aspettarci che cercheranno di colpirci in Occidente col terrorismo». (la Repubblica)
Lo Stato Islamico non è debellato dopo il crollo del Califfato in Iraq. Ha i tempi di Dio, sopravvive ai capi, continua a reclutare combattenti dalla Siria al Sahel, e non solo. Il suo marchio è la spietatezza Domenico Quirico (La Stampa)