La crisi climatica, giustizia in attesa
La Cop29 è fallita, come accade da almeno dieci anni a questi summit. Dopo la Conferenza di Parigi il piano scivoloso dei vertici sul clima si è fatto sempre più inclinato per un motivo semplicissimo: bisogna tirar fuori i soldi e tanti. Ma nessun Paese ricco intende aprire il portafoglio, perché nessun Paese ricco vuole cambiare il proprio modello di sviluppo e di conseguenza nessun Paese ricco permette che lo cambino i Paesi poveri. (L'Eco di Bergamo)
Su altre testate
È arrivata all’alba di Baku la bozza di “disaccordo” della Cop29. Da lì in poi si parla di “Goal”, obiettivi, e le strade si dividono tra i due schieramenti: Sviluppati contro In via di sviluppo. (la Repubblica)
“One trillion, all inclusive”. Mille miliardi, tutto compreso. (la Repubblica)
Il primo Global stocktake è un documento che ogni cinque anni deve fare il punto su ciò che è stato fatto per rispettare l’Accordo di Parigi, e indica cosa occorre fare in futuro per allinearsi ad esso. (Corriere della Sera)
Le delegazioni hanno cominciato a giocare le loro carte, ma queste non combaciano: l’alleanza di 134 Stati del sud del globo chiede a UE, USA e Giappone in particolare 500 miliardi di dollari all’anno fino al 2030. (rsi.ch)
Bocciata la prima, si aspetta la seconda. La presidenza della Cop29 di Baku ha diffuso la prima bozza di documento sul nuovo fondo di aiuti ai Paesi vulnerabili per il cambiamento climatico. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Mentre la COP29 in corso a Baku si accinge a concludere i suoi lavori, Greenpeace Italia e ReCommon rendono noto che il prossimo 18 febbraio la Cassazione si riunirà a Sezioni Unite per stabilire se anche in Italia, come già succede all’estero, sia possibile o meno intentare una causa climatica che accerti le responsabilità delle aziende inquinanti per gli eventi climatici estremi, come alluvioni e siccità, dovuti al riscaldamento globale, che stanno colpendo sempre più spesso e sempre più duramente anche il nostro Paese. (Greenpeace)