Temu, il “macellaio dei prezzi” che ha battuto ogni record. Dagli spyware alla sostenibilità, tutti i dubbi dietro l’app dell’anno
MILANO – Il gigante dell’e-commerce cinese Alibaba, il più grande al mondo, nel 2023 per la prima volta ha iniziato a tremare. Un altro colosso cinese, Pdd Holdings, l’ha superato come azienda di e-commerce di maggior valore in Cina. Se questo nome non vi dice nulla, sicuramente riconoscerete Temu, il suo principale portale di commercio elettronico. Su Temu si può trovare un paio di scarpe da tre… (la Repubblica)
La notizia riportata su altri media
In quanto parte di PDD Holdings Inc., gruppo di e-commerce quotato al Nasdaq con una capitalizzazione di mercato di 140 miliardi di dollari, siamo soggetti ad un ampio controllo normativo e di vigilanza”: è quanto scrive Temu come replica al nostro articolo su “Temu, il “mace… Siamo trasparenti riguardo alle nostre pratiche relative ai dati. (la Repubblica)
La velocità con cui alcuni siti di e-commerce aggiornano i propri store online e poi i prodotti finiscono nel carrello per pochi euro, a casa del cliente in qualche giorno e nella spazzatura dopo pochi utilizzi è sempre più vertiginosa. (Open)
La seconda generazione, quella fino al 2010 circa, annovera aziende come Boohoo e Asos, che hanno portato il fast fashion online. La prima era quella degli albori del 2000, quando le redini erano nelle mani del colosso spagnolo Zara e del gruppo svedese H&M, i primi a introdurre il concetto di moda trendy ispirata alle passerelle a prezzi accessibili e a riuscire a cambiare l’inventario ogni pochi giorni anziché ogni stagione. (Vanity Fair Italia)
A seguire arrivarono tutta la Big Tech, e oggi il 90% degli smartphone arrivano da lì. Quando Tim Cook spostò la produzione degli iPhone in Cina, si giustificò disarmando ogni critica: «Lavorano tanto e costano poco». (ilGiornale.it)