Pagina 2 | Lipsia come Dortmund e Fiorentina: se la Juventus prende coscienza...

Non è la vittoria in sé, per quanto importante. Neanche il gioco, per quanto ci siano stati sprazzi anche spettacolari. È il modo in cui il 3-2 di Lipsia è arrivato, le circostanze emotive, la tensione con cui ha vibrato tutta la squadra nel superare le difficoltà. È difficile dirlo adesso, anzi è proprio un azzardo, perché la storia si scrive sempre dopo ed è dopo che si individuano meglio i momento di svolta di una stagione o, addirittura, di un ciclo. (Tuttosport)

Ne parlano anche altri media

Rose: "La Juve ci ha dato una lezione, volevamo vincere ma abbiamo commesso troppi errori" (Bianconera News)

Dentro il Rinascimento della Vecchia Signora anche un nuovo inizio per Nicolò sul campo dove aveva incontrato il suo idolo da bambino. Un solo passaggio errato in 116 minuti: l’assist a Conceicao e una regìa totale. (Tutto Juve)

Mckennie, Thuram o Douglas Luiz insieme a Locatelli? Era questa la domanda alla vigilia di Lipsia-Juventus. Thiago Motta però ha sorpreso nuovamente, lasciando fuori l'ex Sassuolo e puntando per la seconda volta consecutiva su Nicolò Fagioli. (Goal Italia)

Una squadra come la Juventus mantiene il livello anche quando è in inferiorità numerica e rimane molto coraggiosa. Rouven Schroder, giocatore del Lipsia, ha commentato così la sconfitta rimediata contro la Juventus: “È stata una partita super intensa. (Tutto Juve)

Una di quelle che cambiano tutto, che fanno prendere coscienza della propria forza e che fanno dimenticare paure e timidezze: è così, in sostanza, che si inizia a crederci. E non è la vittoria in sé, non è nemmeno il gioco spumeggiante, ma piuttosto il cuore, la tensione emotiva con cui tutta la squadra ha vibrato nel lottare contro le difficoltà più fantozziane, ben riassunta in quel grido invasato di Dusan Vlahovic alla rete del pareggio: "La vinciamo, la vinciamo!". (ilBianconero)

Non è la vittoria in sé, per quanto importante. È difficile dirlo adesso, anzi è proprio un azzardo, perché la storia si scrive sempre dopo ed è dopo che si individuano meglio i momento di svolta di una stagione o, addirittura, di un ciclo. (Tuttosport)