Dazi, il ricatto di Trump

Washington. «La parola più bella del dizionario è dazi» disse Donald Trump a metà ottobre intervento al Chicago Economic Forum. Lunedì sera, con un doppio post su Truth, il presidente-eletto ha dato una scossa globale – per i mercati e gli equilibri geopolitici diventati con la sua vittoria del 5 novembre meno solidi – dicendo che avrebbe imposto dazi del 25% a tutte le merci provenienti da Canad… (La Stampa)

Su altri giornali

La minaccia ieri ha affondato in Borsa i titoli delle case auto, che producono molto in Messico, e indebolito ulteriormente l’euro nel cambio con il dollaro. Ma soprattutto ha riacceso i timori per l’impatto che le tariffe potrebbero avere anche sull’industria europea e sui prodotti del made in Italy. (ilmessaggero.it)

L’elezione di Donald Trump ha fatto scattare tutta una serie di riflessi condizionati. Il prossimo presidente degli Stati Uniti ha più volte ribadito la sua fiducia granitica in questo strumento, forte anche della convinzione, per la verità un po’ curiosa, che il dazio sia pagato da chi esporta, ovvero da chi vende, e non da chi importa, cioè da chi compra. (Corriere della Sera)

Le dichiarazioni di Trump contro la Cina I dazi di Trump e il Fentanyl (Virgilio Notizie)

I dazi di Trump spaventano i mercati. Il Canada cerca il dialogo, Messico a muso duro: “Risponderemo”

La Cina manda avvertimenti agli Stati Uniti, ma intanto si prepara allo scontro con la futura amministrazione guidata da Donald Trump, che promette di imporre una serie di dazi aggiuntivi sulle importazioni di prodotti cinesi. (La Stampa)

Donald Trump utilizza la leva dei dazi come gendarme internazionale nella lotta al narcotraffico, con l'obiettivo di debellare la piaga del fentanyl, che da anni tiene in ostaggio migliaia di americani. (il Giornale)

Lunedì il presidente eletto ha prospettato la possibilità di tariffe su tutti i prodotti che arrivano negli Usa da Canada, Messico e Cina, sin dal primo giorno del suo mandato. Sono iniziate le grandi manovre sul dossier dei dazi statunitensi, uno dei punti fermi della politica economica di Donald Trump (Il Fatto Quotidiano)