Borsa chiusura 2 dicembre: il crollo di Stellantis pesa su Milano e Parigi (che si salvano) ma Francoforte e il Nasdaq corrono
La forte caduta del titolo Stellantis dopo le dimissioni del Ceo Tavares condiziona l’andamento delle Borse soprattutto dove ha sede la casa automobilistica e cioè a Milano e a Parigi. Balzo in avanti invece del listino tedesco e del Nasdaq La crisi politica francese manda in tilt Parigi e le borse europee inaugurano il mese di dicembre con una seduta molto volatile, che termina contrastata, in un contesto in cui gli indici Pmi del manifatturiero della zona euro appaiono ancora deludenti. (FIRSTonline)
Ne parlano anche altri media
I maggiori indici di Borsa Italiana e le principali piazze finanziarie registrano variazioni frazionali. Variazioni minime anche per il FTSE Italia Mid Cap (+0,11%) e per il FTSE Italia Star (+0,17%). (SoldiOnline.it)
L’inattesa uscita di Carlos Tavares dal vertice di Stellantis , l’1 dicembre con effetto immediato, dopo il crollo di profitti e vendite negli Stati Uniti e annunciata prima dell’avvio dei mercati, ha provocato effetti al ribasso su Borsa Italiana. (Corriere della Sera)
La Borsa di Milano ha aperto in leggero rialzo. L’indice Ftse Mib segna un aumento dello 0,1% a 34.557 punti grazie al sostegno di di Leonardo (+1,2%), Saipem (+1,73%) e Bper (+1,07%). Cedono invece i ‘petroliferi’ Tenaris (-1,16%) ed Eni (-0,52%). (Bizjournal.it - Liguria)
Sugli scudi Nexi (+5,5%) che rimbalza dopo il tonfo della settimana scorsa mentre resta sul fondo Stellantis (-6,3%). . (Tuttosport)
Negli Usa, in piena contrattazione, l’S&P-500 è di fatto fermo (-0,11% al momento). Piazza Affari perde il treno rialzista delle altre Borse europee, ad eccezione di Francoforte. Il FTSE MIB è stabile, a quota su 34.731 punti, esattamente cone la Piazza di Francoforte, mentre Londra cresce dello 0.73% e Parigi fa ancora meglio (+1%). (Italia Informa)
I prezzi del petrolio salgono grazie ai buoni dati dalla Cina. Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha messo in guardia i Paesi dei Brics, tra cui Russia e Cina, dal creare una loro valuta o di sostenerne un'altra in alternativa al dollaro, minacciando altrimenti dazi del 100%. (Milano Finanza)