L’esperimento del governo Meloni di deportazione in Albania è un gioco politico disumano

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Ponte sullo Stretto Migranti

Questo primo esperimento di deportazione e detenzione in Albania è stata un’operazione fallimentare e inutile. Giuridicamente, il progetto con l’Albania è nato morto, lo si sapeva, eppure lo si è legittimato per puro marketing politico di estrema destra, in barba alle normative e alle sentenze Ue. Un gioco politico disumano in cui le persone migranti sono sempre e comunque il capro espiatorio senza possibilità di appello né di obiezione. (The Vision)

Se ne è parlato anche su altri giornali

«Difendiamo i nostri confini, in Italia si entra solo seguendo le procedure previste», questo il mantra di Giorgia Meloni che incontra il favore di gran parte dei cittadini e anche il via libera del Colle. (il Giornale)

– Continua il botta e risposta tra la magistratura e il governo Meloni sul tema migranti. L’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia, infatti, sta lavorando a una norma nel nuovo decreto legge che potrebbe modificare il trattamento legale dei migranti trattenuti nei centri di permanenza per il rimpatrio (CPR). (Stranieri in Italia)

Resta, dunque, il problema, ma la soluzione, anche quella di lunedì scorso, che dovrà arrivare alla prova dell'interpretazione anch'essa, deve essere coerente con il sistema normativo nazionale e sovranazionale". (Tiscali Notizie)

L'intervista. Il giurista: sui Paesi sicuri Italia vittima del "cortocircuito tra normative Ue e Corte di Giustizia"

Quattro pagine di decreto legge e sette di ricorso in Cassazione contro le decisioni del tribunale civile di Roma. Sta qui la contromossa del governo alle non convalide dei trattenimenti dei richiedenti asilo deportati la scorsa settimana nei centri in Albania. (il manifesto)

Il consiglio dei ministri ha varato le nuove norme in materia di espulsione dei migranti verso i cosiddetti «paesi sicuri» che devono «aggirare» il no della magistratura e gli obblighi imposti dalla Corte di giustizia Ue. (Corriere della Sera)

In un'Europa dove le regole cambiano più velocemente delle rotte migratorie, le normative europee parlano una lingua, ma la Corte di Giustizia sembra usarne un'altra. E nel mezzo c’è l'Italia, alle prese con il decreto sui "paesi sicuri" che promette di accendere nuovi conflitti giuridici. (Secolo d'Italia)