Giurato numero 2: recensione del film di Clint Eastwood
Il regista novantaquattrenne arriva ancora una volta al cinema con un’opera rigorosa sul senso della giustizia e dell’etica. Chi se ne frega del chiedersi se questo sia l’ultimo o meno. Clint Eastwood, classe 1930, ci ha abituato a continui colpi di scena. Non c’è allora riposo dal cinema, se non quello davanti la macchina da presa, per l’eterno cowboy che si era pensato ironicamente senile nel Cry Macho del 2021. (My Red Carpet)
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Il film con Nicholas Hoult, Toni Collette, J.K. Simmons, Chris Messina, racconta le vicende del padre di famiglia, Justin Kemp (Hoult) il quale, durante il suo compito di giurato in un processo per omicidio di alto livello, si trova combattuto da un serio dilemma morale, ossia se influenzare il verdetto della giuria e potenzialmente far condannare—o far assolvere—l’uomo accusato di omicidio. (la Repubblica)
Considerato tra i mostri sacri della settima arte - dopo aver partecipato a capolavori intramontabili come la “Trilogia del Dollaro” di Sergio Leone e diretto alcune tra le pellicole più significative nell’ultimo ventennio di cinema americano, tra cui “Million Dollar Baby” e “Gran Torino” - lo sguardo imbronciato più famoso nella storia del cinema ha scelto a questo giro di concentrarsi sul dramma legale, scoprendo le insidie e il peso morale di una scelta sbagliata nel decretare l’innocenza o la colpevolezza di un imputato. (L'Unione Sarda.it)
Oltre il colpevole, oltre l'innocente. In mezzo, la bilancia della giustizia. Imperfetta, sconnessa, ma anche "l'unica possibile". Clint Eastwood, novantaquattro anni suonati, torna ad esplorare la moralità umana, affiancandosi per toni e colori a Gran Torino e, per certi versi, anche a The Mule. (Movieplayer)
Lo scorso primo novembre ha debuttato nei cinema degli Stati Uniti, e anche lì è rimasto per i più un segreto. È stato distribuito in appena trenta sale, il trailer è apparso solo online e nessun’altra operazione di marketing ha reso… (L'HuffPost)
A novantaquattro anni Clint Eastwood torna alla regia (la sua quarantunesima per il cinema) con Giurato Numero 2, un lavoro di nitore specchiato che porta con sé molti rilevanti motivi del suo cinema: la giustizia, la colpa, il dilemma morale. (quinlan.it)
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