La scelta americana e l'avanzata dei passivo-aggressivi

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La scelta americana. Mancano pochissimi giorni e sapremo chi è il nuovo (o la nuova) presidente degli Stati Uniti. L’immagine che ha reso meglio lo spirito dei tempi era sull’Economist del 10 ottobre. Il settimanale britannico ha sintetizzato l’attesa con una copertina dove una gigantesca cravatta rossa, capovolta e trasformata in un missile al decollo, dominava la prospettiva washingtoniana che conduce alla neoclassica Casa Bianca (Corriere della Sera)

Su altri giornali

PUBBLICITÀ Quando martedì 5 novembre arriverà il giorno delle elezioni, milioni di elettori statunitensi avranno già fatto la loro scelta, sia attraverso il voto anticipato di persona sia inviando le schede per posta. (Euronews Italiano)

Dunque saranno decisivi i sette Stati considerati in bilico: Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin. Già 50 milioni di persone hanno espresso la loro preferenza per posta o di persona. (Liberoquotidiano.it)

Tra il repubblicano Donald Trump e la democratica Kamala Harris il duello sarà all’ultimo voto, e il risultato sarà determinante nel definire la posizione che il paese assumerà nei prossimi quattro anni. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

In America si gioca l’ultima battaglia della solita guerra tra popolo ed élite

I momenti salienti della campagna elettorale per le elezioni presidenziali Usa del 5 novembre, condensati in poco meno di 5 minuti: dal ritiro di Joe Biden dopo il disastroso dibattito del 27 giugno all'attentato contro Donald Trump; dalle battute virali di Kamala Harris su armi e cannabis alla bufala del candidato repubblicano sugli immigrati che mangiano cani e gatti; fino alle supercelebrità che sono scese in campo per i due contendenti, come Elon Musk per Trump e Bruce Springsteen per Harris. (Corriere TV)

Verrebbe da pensare che in fondo siano fatti loro, però sappiamo che la questione non può essere liquidata con un’alzata di spalle, perché le decisioni prese oltreoceano riguardano anche noi. I big dello spettacolo (per Harris) e gli oligarchi miliardari (per Trump) ci hanno già fatto sapere come la pensano e cosa sceglieranno martedì prossimo. (Tiscali Notizie)

Del resto sociologi e politologi ce lo ripetono da anni: il divario non è solo politico, è una sorta di faglia sociale, un confine netto che separa due universi, due geografie della modernità. Popolo ed élite, una semplificazione scolastica, certo, ma che descrive perfettamente la nuova trama delle nostre città: da un lato chi vive ai margini, dall’altro chi si arrocca nei centri. (Il Dubbio)