Libano, Unifil: siamo stretti tra due fuochi, ma continuiamo a svolgere la nostra missione
Roma, 23 nov. – La missione Unifil in Libano è stretta tra due fuochi, ma cerca di continuare a svolgere la propria missione, facendo il possibile. Lo ha detto il portavoce del contingente Onu Andrea Tenenti in un’intervista al Messaggero.“Gli israeliani sono ormai vicinissimi alle nostre posizioni. Hezbollah è in tutto il sud. La linea del fuoco si è avvicinata alle nostre basi. E Shama è un punto strategico”, ha detto Tenenti nell’intervista pubblicata all’indomani dell’attacco alla base Unifil in cui ci sono stati quattro feriti lievi italiani. (Agenzia askanews)
La notizia riportata su altri media
«Vorrei cogliere l’occasione per invitarla in Ungheria in visita ufficiale, dove garantiremo la sua sicurezza e la sua libertà». Firmato Viktor Orbán. Destinatario Benjamin Netanyahu, all’indomani del mandato d’arresto emesso nei suoi confronti dai giudici per le indagini preliminari della Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja. (Avvenire)
Secondo la stampa di Tel Aviv ci sono l’80% di probabilità che gli scontri si fermino a giorni. La furia dei bombardamenti israeliani su Beirut, mai così intensa dall’inizio dell’invasione, farebbe pensare il contrario, ma il cessate-il-fuoco potrebbe essere vicino. (Corriere della Sera)
"Sono vicina ai quattro militari italiani feriti nell'attacco alla base Unifil in Libano e alle loro famiglie, che vivono con apprensione questi momenti. Condanno con forza un'aggressione che mette a repentaglio la vita di chi lavora per la pace e viola il diritto internazionale, minando ogni possibilità di dialogo in una regione martoriata dalla guerra". (La Gazzetta del Mezzogiorno)
“Quelli che hanno colpito la base Unifil “dovrebbero essere due missili, da quello che si vede, lanciati da Hezbollah. Se pensano di continuare a fare danni alle basi italiane hanno sbagliato”. (Il Fatto Quotidiano)
Andrea Tenenti, portavoce della missione Onu Unifil, non si sbilancia sull’intenzionalità o meno dell’attacco, ma invita per l’ennesima volta le parti al cessate il fuoco: «Non sappiamo al momento se quest’ultimo attacco a Chama sia intenzionale o no. (il manifesto)
Per i colleghi, per lo Stato maggiore, per il governo, ma soprattutto per amici e parenti di quegli oltre mille uomini delle forze armate schierati lungo la Blue Line. Una linea di confine (di demarcazione, come precisano da Unifil) che ora è diventata la linea del fronte. (ilmessaggero.it)