In Siria pugno di ferro con chi protesta. E guai a diffondere notizie scomode

Il Natale non rende tutti più buoni: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, rivolgendosi in Parlamento ai deputati del suo partito Akp, ha detto che le unità di difesa curde nel nord della Siria devono disarmarsi subito «oppure saranno sepolte in terra siriana accanto alle loro armi». NEL SUO DISCORSO, Erdogan ha attaccato i «terroristi separatisti» insieme a «Daesh» ovvero lo Stato islamico. Ha invocato la «stabilità dei due paesi», con i loro 910 chilometri di confine; “dimenticando” di essere stato fra i principali responsabili della destabilizzazione jihadista della Siria – Daesh compreso – fin dal 2012 (il manifesto)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Israele non ha ancora ricevuto da Hamas la lista degli ostaggi vivi e morti che dovrebbero essere rilasciati nella prima fase di un eventuale accordo per il cessate il fuoco. Lo riferisce la tv pubblica israeliana Kan, ripresa anche da Times of Israel. (Il Sole 24 ORE)

In Siria dalle macerie del post-Assad si sta consolidando un regime sprezzante dei diritti umani e della democrazia. Finita una repressione ne comincia un’altra. (L'INDIPENDENTE)

Una Ong e testimoni hanno riferito di manifestazioni della minoranza alawita in diverse città della Siria, dopo un video sui social network che mostrava un attacco a uno dei loro santuari. (Gazzetta del Sud)

Siria. Resa dei conti tra sunniti e alawiti, una nazione fratturata

L'operazione aveva l'obiettivo di "ripristinare la sicurezza, la stabilità e la pace civile" nella regione e ha "neutralizzato un certo numero" di combattenti. (il Giornale)

PUBBLICITÀ Il nuovo ministro degli Interni siriano, Mohammed Abdel Rahman, ha dichiarato che 14 "membri del ministero dell'Interno" sono stati uccisi da quelli che ha definito "resti del regime di Assad". (Euronews Italiano)

Di Giuseppe Gagliano – (Notizie Geopolitiche)