Bene, ma non benissimo
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Nella sua prima intervista televisiva, Kamala Harris è riuscita ad aggirare trappole ed evitare gaffe. Ma la sostanza delle sue risposte su politiche sociali e guerra a Gaza è preoccupante a vicepresidente Kamala Harris ha fatto la sua attesissima intervista con la Cnn e, per quanto riguarda le performance dei candidati, è stata… buona. È abbastanza assurdo che l’intervista abbia avuto il livello di clamore che ha avuto, in primo luogo perché, almeno fino a oggi, rispondere alle domande dei giornalisti è stata una routine insignificante del lavoro di un politico, specialmente di chi corre per diventare presidente. (Jacobin Italia)
Ne parlano anche altri media
Come andranno a finire le elezioni negli Stati Uniti? E' possibile fare una previsione? Se ne parlerà giovedì 5 settembre a "Il Quartiere" dalle 21 con due noti giornalisti, ... (Virgilio)
«Se diamo un’occhiata a come l’economia ha influenzato le precedenti elezioni - ha scritto tre giorni fa il team di analisti che monitora la campagna presidenziale per il Washington Post - possiamo vedere che quando essa migliora, il candidato del partito in carica fa meglio. (Corriere del Ticino)
Non è finita sinché non è finita. Nelle settimane successive al ritiro di Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca la candidata del partito democratico ha ripetuto più volte di essere certa della vittoria il 5 novembre. (il Giornale)
Secondo gli intervistati, Harris batterebbe Trump in sedici delle venti situazioni ipotizzate (Sky Tg24 )
Il cambio lo ha come frastornato, tanto che sui social si è lasciato andare a dei messaggi un po' bizzarri, facendo ruotare la sua campagna solo su insulti e accuse inverosimili, come quella che vede in Harris una "comunista". (WIRED Italia)
D’altro canto a suo tempo la scelta di Kamala Harris per la Vicepresidenza era giunta non per i particolari meriti della Senatrice, ma solo come conseguenza di una combo imbattibile contro ogni accusa nell’era post coloniale MeToo essendo la Harris donna, asiatica e nera: una candidatura che più di qualcuno ha voluto ascrivere al surrettizio tentativo, andato a buon fine, di rivincita dopo la sconfitta di Hillary Clinton, nonché una forma di riappropriazione del genere femminile dopo che i Repubblicani avevano tentato di far eleggere a loro volta una donna vice presidente nel ticket con John McCain: Sarah Palin, la Governatrice dell’Alaska e uno dei volti del Tea Party. (GLI STATI GENERALI)