L'Ape Piaggio dice addio a Pontedera e alla Toscana: storia di quelle laboriose tre ruote diventate oggetto di culto

L'Ape Piaggio dice addio a Pontedera e alla Toscana: storia di quelle laboriose tre ruote diventate oggetto di culto
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Corriere Fiorentino ECONOMIA

Se dovessi suggerire un simbolo del miracolo economico italiano, non indicherei la Fiat Seicento, il Pirellone svettante dinanzi alla stazione di Milano, e neppure la storica targa MIAO che indicava il milionesimo veicolo immatricolato nel capoluogo lombardo. Indicherei, nelle sue svariate versioni, l’Ape: un razionale e semplicissimo veicolo lanciato dalla Piaggio nel lontano 1948 e prodotto, come ovvio con diverse varianti, sino a pochi giorni fa (ora sarà fabbricata solo nei mercati asiatici). (Corriere Fiorentino)

Ne parlano anche altre testate

La fine dell'Ape Piaggio, che verrà prodotto solo in India per il mercato locale e per quello africano, non è una delocalizzazione ma una riconversione industriale dovuta alle nuove norme Ue sui veicoli. (L'HuffPost)

Ciò che cambia è che a Pontedera verranno realizzati altri modelli e non più l'Ape, come ha annunciato l'azienda rassicurando i lavoratori in merito alla continuità produttiva. La decisione è stata comunicata da Piaggio ai delegati Rsu nelle scorse settimane. (QuiFinanza)

L'Ape dice addio all'Italia, Leone: "e' finito un mito" (Il Mattino di Padova)

Ape Piaggio, addio all'Italia. Ora volerà soltanto in India

Adeguare il veicolo agli standard richiesti, considerando il volume dei pezzi prodotti, sarebbe troppo costoso: quindi si è deciso di convertire le linee di produzione dello stabilimento di Pontedera per realizzare altri modelli più richiesti dal mercato. (Adnkronos)

Ecco uno degli tanti effetti domino delle norme legate alla transizione ecologica: lo stop della produzione dell'Ape Piaggio nello stabilimento toscano di Pontedera e la cassa integrazione di 1.100 operai. (ilmessaggero.it)

Una decisione obbligata, presa a malincuore dal gruppo guidato da Matteo e Michele Colaninno, originata da motivi puramente economici: troppo costoso adeguare il veicolo agli standard richiesti dall'Ue, considerando il volume dei pezzi prodotti; da qui la decisione di convertire le linee di produzione dell'impianto toscano per realizzare altri modelli più richiesti dal mercato come il furgoncino Porter. (il Giornale)