Moussa Sangare, le coltellate a Sharon Verzeni e il movente che non c'è: perché il raptus non spiega tutto
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"Sentivo l'impulso di accoltellare". Sono queste le parole che avrebbe usato davanti ai pm Moussa Sangare, il 31enne originario del Mali (ma nato a Milano) arrestato per l'omicidio di Sharon Verzeni, uccisa un mese fa a Terno d'Isola, paesino di ottomila abitanti a una decina di chilometri da Bergamo. Nelle lunghe ore trascorse al comando provinciale dei carabinieri di Bergamo, dove Mossa era stato portato in mattinata, ci sono stati momenti di debolezza e lacrime. (Today.it)
Su altri media
L’uomo, cittadino italiano di origini nordafricane, è stato sottoposto a fermo all’alba di ieri dopo aver confermato di essere stato lui a uccidere la donna, senza alcun motivo. L’interrogatorio e la confessione (StatoQuotidiano.it)
Moussa Sangare, aspirante rapper, confessa. Per i pm «voleva uccidere, poteva essere chiunque». (La Verità)
Tra i fiori, i ceri e i santini lasciati nei giorni scorsi in via Castegnate, il punto in cui il 30 luglio è stata uccisa Verzeni, nha portato un cartello con la scritta «Giustizia è fatta». (leggo.it)
Tuttavia faccio notare che il signor Moussa Sangare sarebbe uscito di casa con ben quattro coltelli e prima di uccidere Sharon ha avuto tutto il tempo di minacciare anche altre due persone ". Ma questa ricostruzione non va giù al legale dei familiari della donna, che a La Stampa ha dichiarato: " Ho sentito parlare in queste ore di 'raptus improvviso', di 'scatto d'ira' e assenza di premeditazione. (il Giornale)
Ha visto Moussa Sangare una decina di minuti prima che uccidesse Sharon Verzeni e, a distanza di un mese esatto, nel comando provinciale dei carabinieri di Bergamo qualche ora prima del fermo per omicidio pluriaggravato. (La Stampa)
La foto è scattata in uno studio di registrazione. È il 2016. (ilmessaggero.it)